12 maggio by Guy Chiappaventi

12 maggio by Guy Chiappaventi

autore:Guy Chiappaventi [Chiappaventi, Guy]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Milieu
pubblicato: 2024-03-10T23:00:00+00:00


CECCO

Quanta fatica ho fatto per arrivare a questo punto? Quanto latte ho bevuto da bambino? I miei genitori erano mezzadri, avevamo una vacca, io ero addetto alla mungitura, non c’erano i soldi e non c’era da mangiare, la carne era un lusso, c’era latte con i biscotti secchi la mattina, latte con il riso a pranzo e latte con il pane secco a cena.

Quanti piccoli elettrodomestici ho riparato da ragazzino? Con mio fratello avevamo imparato a rimettere in sesto le resistenze dei ferri da stiro, ci guadagnavamo qualche soldo, ho sempre avuto una certa capacità manuale.

Quante partite ho giocato all’oratorio?

Quante volte mi sono alzato prima dell’alba per andare a lavorare in officina molto presto a Lainate e poi avere così il pomeriggio libero per allenarmi a Cantalupo?

Quanti chilometri in bicicletta per spostarmi ogni giorno da casa, io sono nato a Nerviano, fino al campo della Pro Patria a Busto Arsizio, nebbia, ghiaccio e pioggia?

Quante volte ho fatto su e giù per il campo, chiudi e riparti, intercetta e imposta, blocca, cuci e rilancia?

La provincia padana, poi la Puglia dove arrivai con tre camicie (“tanto quanto vuoi che resti? Io tra una settimana torno a Milano”), poi Roma e la Lazio, rimango un provinciale del Nord, un milanese di campagna, faccio attenzione ai soldi perché conosco cos’è la povertà, da bambini dormivamo tutti nella stessa stanza per scaldarci e avevamo il bagno fuori, nel cortile, quattro figli, nostro padre muratore: so quanto è dura quando fatichi a mettere insieme il pranzo con la cena. Da piccolo in chiesa facevo il chierichetto, le mance le mettevo tutte nel salvadanaio. Mi sono sposato presto con una ragazza delle mie parti, lavorava come impiegata in una ditta di macchine da cucire ma ora ha smesso, è incinta, avremo presto un figlio che nascerà a Roma. Roma caput mundi.

Dicono che io sia raccomandato, il cocco del mister perché mi ha voluto lui a tutti i costi dal Foggia dove avevamo già lavorato insieme. Non è così, il mister non fa preferenze, qui siamo tutti discepoli suoi, figli suoi, sa che per reggere l’equilibrio di questo gruppo di pazzi deve rimanere equidistante, neutrale: poi è normale che con qualcuno ci sia un rapporto di maggiore vicinanza, per esempio Tommaso non vuole che i suoi veri figli, le figlie soprattutto, stiano troppo a contatto con i calciatori ma a me è capitato di portare i suoi ragazzi al cinema o a teatro o di andare a prendere un gelato insieme, sono diventato un po’ un tato, il fratello maggiore di Massimo e Maurizio, ma non sono il solo, anche Giorgio e Vincenzo sono di casa dal mister e Pino ha ripreso a studiare grazie a sua figlia.

Questa squadra è come una famiglia e dentro una famiglia ci sono legami forti di affetto e di vicinanza, di solidarietà, ma anche rapporti di inimicizia, antipatie, rivalità. Il capo-tribù è il presidente, lo chiamano il Beato, dicono che sia molto attento ai conti, un impresario sparagnino che risparmia sui



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