1997 by Didier Daeninckx

1997 by Didier Daeninckx

autore:Didier Daeninckx [Daeninckx, Didier]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 88-07-81439-0
pubblicato: 2012-05-07T16:00:00+00:00


6.

Jean Ricouart è accovacciato nel giardinetto davanti a casa, impegnato a liberare gli steli dalle foglie secche. Quando si accorge della mia presenza si alza, pulendosi le mani sul maglione.

"Buongiorno. Nell'attesa, mi tenevo occupato. Entri pure e si accomodi. Arrivo subito."

Nelle due stanze nulla è mutato. Da sopra il televisore spento, il ritratto di Lucien mi fronteggia ancora. Appoggio sul tavolo registratore, cassette, taccuino e stilografiche. Jean Ricouart armeggia in cucina, poi attraversa il salotto con una bottiglia per mano e un dolce in bilico sugli avambracci.

"Mia moglie è già uscita per le sue lezioni, e non tornerà prima di sera. Come vedrà, non è male come pasticciera."

Taglia due generose fette di torta e stappa una prima bottiglia di birra. Mi chino per recuperare dalla borsa il sacchetto di carta, schiacciato tra due libri.

"Tenga. Ci sono passato proprio stamattina."

Sorpreso, apre l'involucro, sul quale è stampata una dicitura, e ne estrae un croissant al cioccolato dalla crosta dorata. Gli brillano gli occhi, mentre liscia il sacchetto per leggere meglio: Panetteria-Pasticceria Phalippou/Aire-sur-la-Lys/Specialità. Aspira l'odore della pasta ben cotta prima di affondarci i denti.

Cauchel, 5 luglio 1944

Durante il viaggio di ritorno chiesi al fornaio di sostare per qualche minuto all'imbocco del quartiere di Saint-Gilles. Nascosto sotto un sacco vuoto scrutai la strada che conduceva all'abitazione dei Tourbier. Marie, appoggiata alla staccionata, stava chiacchierando con una delle ragazze Prévost. Teneva la schiena inarcata per reggersi alla sbarra di legno, in una posizione che le metteva in risalto i seni. Anche Phalippou era estasiato.

"Conosci quella figliola?"

Diventai rosso come un peperone, sotto la juta infarinata.

"Vagamente. Ci siamo conosciuti."

Mi lasciò sognare ancora un istante poi ingranò la prima. La Juva Quatre si immise in carreggiata davanti a un camion dell'Usiméca, che fu costretto a inchiodare con gran stridore di freni. Il lungo muso del Citroen s'avventò contro il portello del furgone. Per una frazione di secondo la griglia del radiatore occupò l'intera visuale del finestrino. Le due cuspidi parallele del simbolo Citroen si incollarono al vetro. Digrignai i denti, insaccai la testa tra le spalle, ma lo schianto non arrivò. La Juva Quatre si dileguò in direzione della chiesa, incurante dei colpi di clacson lanciati per rappresaglia.

Lenglart era fuori per il suo giro, ma la chiave di casa era nascosta in giardino, sotto un vaso da fiori sbreccato. M'infilai dentro nel momento preciso in cui una pattuglia tedesca svoltava l'angolo. Dopo che fu passata davanti al villino senza fermarsi, potei sospendere l'appostamento alla finestra, pistola in pugno. Messa a scaldare l'acqua sulla stufa, mi spogliai e lavai la biancheria con un mozzico di sapone che il postino conservava in fondo a una pentola arrugginita, sotto il lavello.

Senza che nulla m'obbligasse a farlo, camminavo in punta di piedi, in perenne allarme, la berta sempre a portata di mano. Erano bastati quindici giorni d'azione per trasformarmi in un clandestino.

Stesi i panni sopra al fornello, vicino al tubo, e mi sdraiai sul materasso dietro la tenda. Mi chiedevo, senza trovare una risposta soddisfacente, cosa avesse spinto Camblain a scegliermi come spalla per la missione della notte precedente.



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