2011 La voce del destino by Marco Buticchi

2011 La voce del destino by Marco Buticchi

autore:Marco Buticchi
La lingua: ita
Format: mobi, azw3, epub
Tags: ok
pubblicato: 2012-03-27T11:29:45+00:00


Grace si infilò la pistola semiautomatica nella cintura e andò ad aprire la porta. L’uomo che si trovò davanti non assomigliava affatto a Michele, eppure aveva il suo stesso sorriso.

L’uomo sorrise: «Grace!» esclamò andandole incontro.

«Antonio!» rispose lei gettandogli le braccia al collo. «Tuo fratello è ancora fuori, ma sarà qui tra poco. Entra, accomodati. Ti stavamo aspettando.

Luce aveva detto a Michele che ti avrebbe portato qui.» «Non voglio esservi di peso, Grace.

Conosco un posto dove posso nascondermi fino a domattina. Poi varcherò il confine col Cile. Lì non mi verranno a cercare.» «Bene, farai come meglio credi, Antonio. Anche se noi avremmo molto bisogno del tuo aiuto.» «Noi? Che cosa intendi con ’noi’, Grace?» «Tuo fratello e io facciamo parte dei servizi segreti statunitensi. La nostra missione in Argentina è quella di identificare i gerarchi nazisti fuggiti in Sudamerica e capire in che modo stiano riorganizzandosi: un’operazione che sta assumendo contorni troppo complessi perché due sole persone riescano a portarla a termine.»

Antonio era accovacciato all’estremità della penisola del Campanario e osservava il traffico delle lance che andavano e venivano dall’isola. Intorno a lui le Ande innevate facevano da corona al verde dei boschi e all’azzurro delle acque del lago.

«Salve, amico mio!» disse una voce alle sue spalle.

Antonio strinse il calcio del revolver. «Mettetela pure via. Noi due siamo dalla stessa parte della barricata.

Mi chiamo Heman Porat e sono ebreo. Forse non ve lo ricordate, ma ci siamo già incontrati: proprio qui, alcuni mesi fa, e abbiamo anche scambiato qualche parola sui lavori nell’isola di Huemul, sulla caccia alla lontra e su Nahuelito, il mostro del lago. Ero amico di Meinz e di sua moglie Gertrude.

Purtroppo, sono sicuro che li abbiano fatti fuori, altro che incidente.» Antonio si era girato e ora sorrideva al cacciatore.

«Che cosa ve lo fa pensare?» chiese.

«Meinz conosceva il lago come casa sua. Non si sarebbe mai lasciato sorprendere da una tempesta.

Inoltre mi aveva detto di sapere che ogni settimana arrivavano a Bariloche decine e decine di immigrati tedeschi. Un fatto curioso, se si tiene conto che in quei mesi, in Germania, venivano chiamati alle armi ragazzini e vecchi nella speranza di capovolgere le sorti ormai segnate del conflitto.» Heman Porat indicò l’isola di Huemul. «Sono convinto che tutto parta da lì: il ripopolamento, la scomparsa dei Meinz, le voci che circolano su certi progetti segreti.

Conosco Huemul come le mie tasche. In pochi mesi ne hanno cambiato il volto.»

«Ve la sentite di venire con me sull’isola?» La barca a remi scivolava sulla superficie scura dell’acqua. I contorni dell’isola erano appena percettibili nel buio della notte.

Antonio e Heman nascosero la barca tra la vegetazione e si avviarono verso il cantiere.

Pareva tutto tranquillo e non sembrava esserci nessuno di guardia. Alcuni edifici erano già ultimati, altri lo sarebbero stati entro breve. Il laboratorio di Huemul era autosufficiente, dotato di una centrale per la produzione dell’energia elettrica. Tutte le costruzioni erano situate lungo il crinale che digradava verso l’imbarcadero.

A un tratto, l’attenzione di Antonio e del suo accompagnatore fu attratta da un cilindro di cemento di considerevoli dimensioni.



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