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autore:Unknown
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-07-25T00:00:00+00:00


Nel primo caso il mondo è nemico, nel secondo è uno spazio in cui è possibile trovare delle amicizie e pertanto anche un grande amore. L'avaro è timoroso, chiuso, malfidente, non sa amare perché riduce l'oggetto d'amore a una ricchezza da incamerare, da chiudere in un forziere che si può aprire solo in caso di necessità. Il prodigo invece tende a vedere qualcosa di interessante in tutti, e si nega a qualcuno solo se si tratta con tutta evidenza di un nemico, di chi esprime senza un motivo ostilità se non addirittura comportamenti violenti. L'avarizia è stata associata alla stitichezza, espressione di chi si tiene dentro tutto, come se anche le feci fossero parte di sé: materiale potenzialmente utile e quindi da non espellere. Il prodigo invece è chi dona tutto di sé, un «libro aperto», come si dice popolarmente.

Sarebbe un errore limitare questi due comportamenti all'uso del denaro. Si può aggiungere, infatti, che nell'avaro domina la cultura del nemico mentre per il prodigo, fino a prova contraria, tutti sono degli amici con cui collaborare.

Dalla prima posizione nasce la cultura della lotta, della guerra come mezzo per difendersi potenzialmente da tutti; dalla seconda idea invece ha origine la cooperazione, la disponibilità ad associarsi a ciascun uomo nella previsione che esiste sempre qualcosa di interessante e di utile da sperimentare.

In questo senso l'avarizia e la prodigalità assumono la dimensione di un test di personalità e non solo di un atteggiamento che condiziona il legame con il denaro.

Se l'uomo capisse la bellezza nel dare e nel donarsi, la società muterebbe il suo volto sgradevole.

Non voglio definire questi due comportamenti una virtù o un vizio, guardandoli come un atteggiamento positivo o negativo. Certo, però, il prodigo è non solo colui che dà, ma chi al contempo riceve e gode di questo effetto, mentre l'avaro ama tenersi dentro tutto e non sa di perdere ben più che somme di denaro, rinunciando a momenti di grande valore esistenziale.

L'avaro è il vero povero se misurato sul piano dei rapporti umani, mentre il prodigo accumula nella cassaforte delle sue esperienze, e non in un caveau di ferro, una quantità di valori straordinari.

Ecco ancora il facile gioco dei significati che la parola valore può e deve assumere. Non esiste solo il valore delle banconote.

È fuori di dubbio comunque che, in una società in cui il denaro è la misura di tutte le cose, l'uomo tenderà a custodire il proprio bottino con le guardie armate. Del resto se il prestigio dipende solo dalla ricchezza, allora è secondario come si accumula il denaro: anche il furto diventa lecito e contribuisce al valore di una persona.

Ancora una volta emerge come il denaro non risenta di una dimensione personale, ma prima ancora di un'attribuzione che deriva dalla società, e quindi dalla cornice in cui il singolo si trova a vivere. Ci sono società che si fanno irrespirabili per la loro avarizia e altre che invece si arricchiscono umanamente, proprio mentre si aprono le casseforti e i caveau.

Voglio insistere sul piacere di un



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