A gonfie vele by Isaiah Berlin

A gonfie vele by Isaiah Berlin

autore:Isaiah Berlin [Berlin, Isaiah]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Adelphi
pubblicato: 2024-09-02T22:00:00+00:00


Isaiah Berlin

Rau è andato a Montréal per due settimane. È stato molto gentile con me e prodigo di aiuto. Se lo si tratta con amicizia e senza condiscendenza è un buon compagno, anche se un po’ grossolano.

[65]

 A MAIRE GASTER

Royal Bath Hotel, Bournemouth

3 gennaio 1941

Carissima B.J.,

hai tutte le ragioni di protestare, e io mi sento colpevole, di malumore, in uno stato pessimo. Qualcuno ti ha raccontato le mie disavventure? Pensavo di essere diretto a Mosca come addetto stampa su incarico di almeno due dipartimenti governativi (un’idea che mi entusiasmava oltre misura, puoi immaginarlo, e Mary Fisher ha contribuito alla manovra): non c’è un’altra città in cui sarebbe più interessante trovarsi in questo momento, e tu forse diresti in qualsiasi momento. Oltre a ciò, la tristezza di trovarsi a Oxford a metà luglio senza nulla da fare stava diventando insopportabile, e poi desideravo appassionatamente avere un ruolo in questa guerra (e forse qui condividerai un po’ meno). Così, con la mia valigia, sono arrivato a Washington dopo un viaggio letteralmente spaventoso, e lì non mi hanno né richiamato né mandato avanti: mi hanno fermato, dicendomi di aspettare, e senza darmi istruzioni. Che l’America sia odiosa non ho bisogno di dirtelo io. Gli abitanti non hanno anima, tutt’al più un cuore. Sono tutti implacabilmente noiosi: si sentono in colpa, a disagio, e sono tuttavia sfacciati, confusi, e in generale insopportabili. Dopo un paio di settimane ho annunciato istericamente ai Frankfurter che me ne tornavo a casa. I funzionari inglesi mi hanno proposto allora vari incarichi che ho coscienziosamente rifiutato, finché non se n’è presentato uno, da parte ebraica, che mi sembrava più concreto e importante e meno facile da rifiutare. Ho detto che avrei accettato a tutta una serie di condizioni, compreso il permesso di rientrare per consultarmi e cercare delle cose in Inghilterra. Mi sentivo un disertore, un mentecatto, penosamente indeciso sul da farsi. Così sono tornato, e sono subito finito in mano al Foreign Office e al ministero dell’Informazione: quest’ultimo è un ambiente allegro, meschino, inconcludente, e pieno di vecchi amici, simpatico da visitare, ma non mi ha fatto una grande impressione. Mi piace essere un loro funzionario – non ha niente a che fare con l’Amministrazione – e se non è ferocemente efficiente, almeno non manca di umanità. Mi hanno subito classificato Non-qualcosa, mi hanno fatto sottoscrivere l’accordo di segretezza, e mi hanno detto di tornare subito in America. Ho accusato il colpo e l’esitazione mi è stata fatale. Quante più domande facevo, tanto più mi rassicuravano. Ho cercato disperatamente di inventarmi un lavoro in Inghilterra, ma è stato inutile. Così mi ritrovo in qualità di «specialista, addetto al Servizio stampa britannico», 30 Rockefeller Plaza, New York. Non so descriverti quanto sono giù. Anzitutto non ho nessuna voglia di partire, avendo passato, proprio ora in Inghilterra, i mesi migliori della mia vita. In secondo luogo non c’è dubbio che vi sia un lavoro da portare a termine, e il mio nuovo dio, il dr. Weizmann, mi sta corteggiando con ardore perché sia io a farlo.



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