A mio agio nel disagio: Gestire la vergogna per conquistare sicurezza, audacia e autostima by A. J. Bond

A mio agio nel disagio: Gestire la vergogna per conquistare sicurezza, audacia e autostima by A. J. Bond

autore:A. J. Bond [Bond, A.J.]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Giunti


Uguaglianza

Credo che il motivo per cui non esiste un vero complesso di superiorità sia che le persone si rendono realmente conto di non essere inferiori solo quando abbracciano un senso di uguaglianza. La soluzione più efficace al sentirsi inferiori a non è sentirsi migliori di ma sentirsi uguali a. Come già discusso, la vergogna si innesca quando la nostra realtà non rispecchia i nostri desideri. La spiacevolezza della vergogna spesso ci induce a pensare che la realtà debba essere peggiore di quanto ci aspettassimo. Questo crea un confronto gerarchico che tendiamo a proiettare su tutto, anche sulle persone. Ma non siamo obbligati a interpretare la vergogna in questo modo! Non tutti i confronti devono essere gerarchici. Potremmo accettarla come una semplice sensazione sgradevole, non come un segnale di qualcosa di brutto o peggiore. Di conseguenza, la nostra realtà e le nostre aspettative idealizzate ci sembrerebbero ugualmente accettabili. E così avremmo lo stesso valore dell’immaginario “sé perfetto” al quale la vergogna ci paragona. E per estensione, anche rispetto a tutte le altre persone che la vergogna ci spinge a considerare migliori di noi.

Questa reinterpretazione ci incoraggia ad accettare le nostre imperfezioni come un fenomeno umano naturale, e a riconoscere che tutti gli altri sono imperfetti a modo loro (posto che l’idea stessa di “perfezione” è soggettiva e dunque inesistente e irraggiungibile in termini pratici). Quando ti rendi conto che i concetti di “buono”, “migliore” e “perfetto” sono stati inventati da esseri umani non più intelligenti di te, cominci a capire che non ci sono fondamenti oggettivi per misurare il valore di una vita. In una mentalità improntata all’uguaglianza, queste idee di valore, merito e status applicate alle persone diventano opinabili. Sono puramente soggettive e, come ho già detto, tutte le opinioni soggettive per me sono paritarie, anche quando si collocano agli antipodi. Perciò, che tu consideri gli esseri umani come fiocchi di neve intrinsecamente preziosi o come granelli di polvere intrinsecamente inutili – o che tu consideri l’intero concetto di valore umano come qualcosa di inventato – comunque la vedi, abbiamo tutti la stessa identica quantità di valore (un sacco, un po’, niente o non valutabile).

Chi sono gli esseri umani “migliori”? Gli esseri umani “buoni”? Gli esseri umani “giusti”? E quelli “perfetti”? Quelli “normali”? Quelli “naturali”? Quelli “ideali”?

Tutti noi.

O nessuno di noi.

In ogni caso, siamo tutti uguali in termini di valore. Nei termini di quei messaggi di merito sfruttati dalla vergogna per spaventarci e manipolarci.

Accettare questo senso di intrinseca uguaglianza è forse una difesa più potente e stabile contro la vergogna rispetto a credere nella gerarchia fittizia del valore umano, anche per le persone che potrebbero trovarsi al vertice. Questo tipo di gerarchia è per sua stessa natura instabile, in quanto basato sul comportamento degli altri oltre che sull’opinione pubblica e culturale. Magari credi di essere al vertice per la tua ricchezza, poniamo, ma potresti benissimo perderla durante una recessione, e comunque prima o poi salterà fuori qualcuno con più soldi. Oppure ti consideri al vertice perché sei una celebrità amata,



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