Amore e furia by Samantha Silva

Amore e furia by Samantha Silva

autore:Samantha Silva [Silva, Samantha]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Neri Pozza
pubblicato: 2022-03-12T23:00:00+00:00


6 settembre 1797

Mrs B

«Ci si è rivolti a una balia per permettere alla povera bambina di nutrirsi. Sono stati portati dei cuccioli per la signora».

La febbre da latte, provocata dall’ingorgo mammario, andava evitata a ogni costo. In tutti quegli anni, Mrs B ormai era diventata bravissima a offrire sollievo a un seno ingorgato, sempre tentando di dare più sollievo che dolore. Se i seni risultavano nodosi, li massaggiava dolcemente con la mano unta di olio. Però stavolta, per quanto si impegnasse, non riusciva a stare al passo con la generosa abbondanza di Mary. Per tentare di lenire il suo disagio provò anche ad applicarle sui seni delle foglie di cavolo, ma alla fine fu Fordyce a prendere la decisione di ricorrere ai cuccioli. Si raccomandò che al povero Mr Godwin venisse risparmiata quella scena… e possibilmente che gli venisse risparmiata la verità su molte altre cose.

A mezzogiorno, Godwin apparve tenendo Fanny per mano. Alla bambina luccicavano gli occhi: aveva raccolto un mazzolino di fiori per la mamma. Mary, momentaneamente graziata dalla febbre e dai brividi, tentò di nascondere l’emozione, chiuse gli occhi e inspirò il profumo di quel piccolo dono. Mrs B vide quanta fatica le costasse ripetere per la sua bambina il nome dei vari fiori, cercando come sempre di insegnarle qualcosa. Tracciò ogni lettera nell’aria con il dito: «T come “tulipano”. L come “lavanda”, A come “achillea”. E C come…»

«Cosmo!» urlò Fanny.

Gli occhi di Mary si riempirono di lacrime di commozione, cui subito seguirono lacrime di tristezza. L’assenza della neonata aveva lasciato un vuoto che neppure Fanny poteva colmare. L’intera casa lo percepiva. È strano quanto in fretta i gorgheggi e i pianti di un bambino diventino parte dell’ambiente, una specie di abitudine, come il gesto automatico di girare attorno a una poltrona anche se è già stata spostata altrove. Come sentire ancora un arto che è stato amputato.

«Quando tornerà a casa la piccola Mary?» chiese Fanny alla madre. «Voglio giocare con lei».

«Presto, Fannikin» disse Godwin. «Presto».

«Vieni a giocare con me, mamma? Possiamo portare il mio cerchio nel campo, come facciamo sempre».

«Ci giocherò io con te» disse Godwin. «Ho tutto il pomeriggio per fare qualunque cosa tu abbia voglia di fare».

Godwin non sembrava certo il tipo da trastullarsi con giochi da bambini, però voleva essere di qualche aiuto, dimostrare che poteva, e voleva, fare tutto il necessario. Mary piegò la testa e gli sorrise. Negli ultimi giorni avevano avuto poco tempo per stare da soli.

Godwin si rivolse alla levatrice. «Dovreste approfittarne per riposare un po’, Mrs B. Anche Marguerite è andata un attimo a coricarsi».

«Stanotte sono riuscita a sonnecchiare, signore, e sto bene così. Ma una breve passeggiata in giardino potrebbe farmi bene allo spirito, se non vi dispiace».

«L’ho piantato con le mie mani, Mrs B» disse Mary.

«E prima ancora che venissero fissate le librerie o appesi i quadri!» aggiunse Godwin, prendendo la mano della moglie nella sua. «Su questo è stata irremovibile!»

«Vedrete, Mrs B, ci sono alcee, fiori di digitale e meravigliose viole del pensiero… ma quelle dovrete scovarle».



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