Cambiamento climatico by Di Paola Marcello

Cambiamento climatico by Di Paola Marcello

autore:Di Paola, Marcello [Di Paola, Marcello]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Cambiamento climatico, clima, sostenibilità, Ambiente, Ecologia, scienza e politica, Antropocene, negazionismo climatico, geo-ingegneria
editore: Luiss
pubblicato: 2015-04-28T22:00:00+00:00


3.3 Responsabilità comuni ma differenziate

a) Responsabilità storica

Il principio di responsabilità comuni ma differenziate accoglie la necessità di valutare la responsabilità per il cambiamento climatico in una dimensione storica. Applicando considerazioni di responsabilità storica si attribuirà responsabilità per l’alleviamento di un problema a coloro che lo hanno causato e in proporzione al loro contributo causale. Su queste basi pare chiaro che i paesi ricchi debbano farsi maggiormente e per primi carico dei costi delle politiche di contrasto al cambiamento climatico – riducendo le proprie emissioni, finanziando innovazione (particolarmente nel settore delle energie rinnovabili) e trasferendola anche ai paesi più poveri.

Si pone però un problema filosofico dovuto alla natura intergenerazionale del cambiamento climatico. Dati i tempi lunghi del fenomeno, tutti quelli che hanno nei fatti contribuito al cambiamento climatico oggi osservabile sono già morti e non possono pertanto assolvere obbligo alcuno. Chi può sostenere obblighi climatici oggi sosterrà obblighi effettivamente non suoi ma dei propri antenati.

Questa obiezione si può fronteggiare ricordando che si parla di Stati e non di individui: gli Stati che hanno contribuito non sono scomparsi e possono dunque assumersi le proprie responsabilità e procedere con i loro obblighi. Ma questa soluzione è capziosa, perché quali che siano i costi che gli Stati dovranno sostenere nell’adempimento dei loro obblighi climatici, essi ricadranno inevitabilmente sui loro cittadini presenti e futuri (in forma di tasse, ad esempio), i quali di nuovo si troveranno dunque ad assolvere obblighi non propri – non dei loro antenati stavolta ma dei loro Stati.

L’applicazione di considerazioni di responsabilità storica risulta problematica se chi ha creato il problema non è più vivo e i suoi obblighi non possono dunque che ricadere su altri. Ciò non significa che le considerazioni di responsabilità storica vadano del tutto abbandonate, ovviamente: anche se esse non si applicano facilmente al passato remoto, restano comunque applicabili in tutti i casi in cui chi è storicamente responsabile è ancora vivo, e ovviamente al futuro, avendo inoltre ottimi effetti deterrenti. Il problema a quel punto diventa quello di assegnare obblighi precisi sulla base di responsabilità comunque individuabili solo “a bassa risoluzione”, per così dire – data la complessità, la frammentazione causale e la sistematicità delle forze che generano il cambiamento climatico, di cui ho già parlato nella sezione precedente. Non è un problema di contorno: gli obblighi assegnati sulla base di responsabilità storica non possono assegnarsi sommariamente, poiché hanno come perno concettuale proprio l’idea che nessuno che non abbia creato problemi debba pagare e che chi i problemi li ha creati debba pagare in proporzione a quanti problemi ha creato e non di più. Bisogna essere precisi.

C’è un caso in cui si può essere precisi e in cui pagherebbe chi effettivamente è storicamente responsabile e non i suoi discendenti o cittadini. È il caso delle multinazionali energetiche – le grandi burattinaie del negazionismo climatico. È empiricamente dimostrato che il 63% delle emissioni di anidride carbonica e metano prodotte dall’umanità tra il 1751 e il 2010 (circa 914 giga-tonnellate in totale) sia stato prodotto da appena 90



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