Eh… la vita by Luigi Capuana

Eh… la vita by Luigi Capuana

autore:Luigi Capuana [Luigi Capuana]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: F
editore: SAGA Egmont
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


L’ULTIMA LUSINGA

— E dopo tutto, che doveva importargli se suo fratello si rovinava? Gli dispiaceva per quella buona donna di sua cognata, per la ragazza buona quanto la mamma, bellina, istruita, che avrebbe potuto fare un magnifico matrimonio — magnifico era l’aggettivo prediletto di don Vito Li Pani — se suo padre non avesse sciupato anche metà della dote della moglie pel maledetto viziaccio del gioco. Tressetti, primiera, zecchinetta; cento lire oggi, duecento, trecento domani… quando non si trattava di qualche migliaio. E bisognava trovarle subito, se non le aveva in casa, perchè — dicono — i debiti di gioco devono essere pagati nelle ventiquattr’ore; quasi, mettiamo, quarantott’ore dopo, perdessero la loro qualità di debiti di onore! Ed ora, ecco che quell’imbecille ammattiva con le cabale pel Gioco del Lotto! E ogni settimana presentava al botteghino una gran filza di giocate per questa o quella ruota, per tutte le ruote, da tener occupato lo scrivano una buona mezz’ora, con dispetto degli altri giocatori che avevano fretta più di lui!

Sissignore, suo fratello don Pietro Li Pani si era ridotto a questo: di contare su un terno, su una quaderna, su una cinquina; e non si avvedeva che ogni settimana buttava via trenta, quaranta lire, con le quali avrebbe potuto provvedere alle piccole spese giornaliere, e non far tribolare la moglie e la figlia che soffrivano in silenzio perchè egli diventava di giorno in giorno più intrattabile.

Non era stato un modello di dolcezza neanche prima; ne sapeva qualcosa sua moglie, donna Michela — la prudenza e la bontà in persona — che aveva dovuto chiudere un occhio o tutti e due su certe marachelle del marito: e questi se n’era abusato.

Poi la passione del giuoco lo aveva preso tutto. La povera moglie si era lusingata che sarebbe passata anch’essa, com’era già passata la pazzia per le donne. Si era ingannata.

Don Pietro aveva avuto la disgrazia di una serie di vincite che gli avevano fatto perdere la testa.

In quelle sere tornava a casa col portafoglio ricolmo di biglietti di banca, con le tasche piene di monete di argento e di soldoni; e si metteva a contarli in un angolo della tavola apparecchiata per la cena, disponendoli a gruppi, in bell’ordine per impressionare l’immaginazione della moglie e della figlia. Poi cavava fuori il taccuino dove segnava le vincite, faceva l’addizione con le somme precedenti e soggiungeva:

— Centosessanta lire da questo, cinquanta da quello, trentacinque da quell’altro….

Erano i crediti su la parola.

— Serviranno per domani sera!

Dall’aria con cui tornava a casa, le due donne capivano se don Pietro aveva vinto o no.

Aveva vinto sera per sera, in quel mese, ed entrava zufolando un motivetto di valzer. Fatta la rassegna della vincita, si metteva a cenare con grande appetito, raccontando le vicende della serata, quasi si trattasse di battaglie campali; e prima di rizzarsi da tavola, appena accesa la pipa, prendeva due o tre pezzi da cinque lire, una monetina d’oro da dieci, e diceva alla moglie e alla figlia:

— Questi per te; questa per te. Metteteli da parte o spendeteli come vi piace.



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