Eravamo il Sindacato by Carlo Stefanelli & Antonio Pizzinato

Eravamo il Sindacato by Carlo Stefanelli & Antonio Pizzinato

autore:Carlo Stefanelli & Antonio Pizzinato [Stefanelli, Carlo & Pizzinato, Antonio]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: memorie, storia del sindacato
editore: Homeless
pubblicato: 2022-08-24T22:00:00+00:00


9. Il sindacato e la politica degli anni ’80

Oltre alla estensione di tutte le strutture organizzative unitarie, esisteva una forte tensione ideale che ispirava l’azione del sindacato dei metalmeccanici in quel periodo?

Quello fu un periodo molto triste caratterizzato per tutto il sindacato da una forte tensione interna ed esterna. L’eversione nera da un lato e il terrorismo dall’altro, creavano un clima nel quale il sindacato doveva stringersi attorno ai suoi valori di fondo: la democrazia, la partecipazione, la non violenza, la difesa dell’ordine repubblicano.

Si fecero sempre più sentire coloro che ritenevano la lotta armata l’unico strumento di cambiamento. In quel periodo anche a Sesto si verificarono fatti di terrorismo che sfiancarono le organizzazioni sindacali. Sequestri di persona come quello di Macchiarini alla Sit Siemens, che diventerà poi Italtel, e assassinii rivendicati dalle Brigate Rosse che segnarono in continuazione la vita di tutta l’area milanese. La lotta al terrorismo assunse un peso determinante per la difesa del ruolo del sindacato. I terroristi si erano inseriti nelle fabbriche, come all’Alfa Romeo, avevano sequestrato dirigenti aziendali, e pensavano addirittura di sostituirsi al sindacato proprio mentre erano in corso difficili trattative, sequestrando le controparti e isolando tutti coloro che si pronunciavano contro la lotta armata. Venne fatto un attentato contro l’auto di un delegato della Sit Siemens che si era pronunciato in assemblea esplicitamente contro il terrorismo. Sono anni in cui i lavoratori, forti delle esperienze precedenti e delle dure lotte sostenute, divennero la barriera invalicabile nei confronti di chi voleva mettere in discussione la democrazia e le istituzioni del nostro Paese.

Tu hai avuto esperienze dirette di questo attacco armato ad opera dei brigatisti rossi?

Si potrebbero raccontare un’infinità di episodi che si erano verificati ovunque. Ricordo che un mattino venni svegliato da un conflitto a fuoco a non più di duecento metri da casa mia. Il Commissario di Polizia di Sesto San Giovanni, il dottor Padovani, ex partigiano, una figura importante che cercava di democratizzare le forze di polizia, costituendo proprio il sindacato di Polizia, era andato a fare una perquisizione in un quartiere di case popolari dove abitava tale Walter Alasia. Questo divenne poi il nome di una colonna delle Brigate Rosse tra le più attive del terrorismo milanese. Alasia, sentendosi braccato, saltò dalla finestra sparando, i poliziotti che erano fuori risposero al fuoco e lo uccisero. Contemporaneamente una scarica di mitra compì l’assassinio del Commissario di Polizia, che morì proprio sotto il balcone dove abitava mia suocera. I genitori di Alasia erano iscritti alla Cgil ed erano dei nostri attivisti.

La risposta decisa non tardò a venire. Proclamammo il primo sciopero generale della città contro il terrorismo, e l’adesione fu totale. I lavoratori della Breda portarono uno striscione con una scritta molto eloquente: “ci sono dei momenti difficili, si superano con l’unità. Questo è uno di quei momenti”.

Questi episodi sembravano attribuire delle forti responsabilità proprio al sindacato e in particolare a quella parte di esso che aveva una lunga storia legata a una inequivocabile cultura di sinistra a cui sembravano richiamarsi proprio le Brigate Rosse.



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