Fuori dalla corrente by La Grassa Gianfranco
autore:La Grassa, Gianfranco [La Grassa, Gianfranco]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Filosofia
editore: Unicopli
pubblicato: 2002-12-14T23:00:00+00:00
Poscritto sulla concezione dello Stato nella tradizione marxista
Penso che tutti conoscano la concezione dello Stato tipica del marxismo, concezione che lo considera strumento di dominio di una classe su altre, strumento che sarebbe stato superato solo con lâavvento del comunismo, società per definizione senza più classi perché emancipata da ogni sfruttamento e dominio degli uni sugli altri, dove, secondo la felice formulazione di Engels, si sarebbe passati âdal dominio dellâuomo sullâuomo alla semplice amministrazione delle cose". Più volte Marx ed Engels, ripresi a fondo da Lenin nel suo Stato e rivoluzione, sostennero che la differenza tra marxismo e anarchismo consisteva "solo" nel fatto che il secondo pretendeva lâabolizione dello Stato dallâoggi al domani, non appena si fosse verificata la rivoluzione proletaria, mentre il primo riteneva si andasse incontro, dopo la presa del potere per via rivoluzionaria, al suo graduale deperimento durante tutta l'epoca di transizione dal capitalismo al comunismo, epoca che comprendeva anche una prima fase o fase inferiore di questâultimo tipo di società , fase tradizionalmente indicata poi come socialismo.
Lenin dedica un intero capitolo del suo volumetto alla questione del deperimento dello Stato e alle basi economiche di tale processo; in ogni caso, alla fine di quest'ultimo, egli (come ogni marxista serio) pensava si verificasse l'estinzione dello Stato, in quanto strumento di una classe nel suo dominio sulle altre, e restasse appunto soltanto la gestione delle cose, degli affari puramente amministrativi riguardanti l'intera collettività , non più divisa in classi contrapposte. Alla fine dunque, ma solo alla fine, marxismo e anarchismo coincidevano nelle conclusioni. Chiunque avesse perciò chiesto il comunismo subito e senza transizione - tipo le correnti dette operaiste in Italia dopo il 1968 -o aveva opinioni coincidenti con quelle dell'anarchismo oppure doveva ammettere l'esistenza dello Stato, non del semplice gestore degli affari sociali comuni, in una società senza più classi; una vera e propria contraddizione in termini. Oppure, bisognerebbe sostenere che lo stesso comunismo è una società divisa in classi antagoniste ed avrebbe perciò ancora bisogno di uno strumento di dominio di classe, ma ci si avvolgerebbe allora in contraddizioni sempre più gravi e, a mio avviso, del tutto insolubili.
In effetti, la concezione marxista, di cui Lenin fu fedele interprete, parla di uno Stato di dittatura proletaria in quanto organo di dominio della classe maggioritaria su quella minoritaria, la borghesia capitalistica, poiché suppone che, pur dopo la rivoluzione e la presa del potere, dopo lâespropriazione dei capitalisti per quanto concerne i mezzi di produzione, permangano vestigia rilevanti della vecchia società : in particolare nelle sovrastrutture culturali e ideologiche, dove a lungo resta prevalente la borghesia, in grado di intrattenere inoltre fitte relazioni politiche e sociali a livello internazionale, in specie tenendo conto che la rivoluzione non può essere contemporanea in ogni parte del mondo. Gli ignoranti, e anche un poâ imbecilli - come tutti gli anticomunisti di oggi, e purtroppo anche qualche comunista residuo di "fresca" cultura - non capiscono il significato del termine dittatura unito alla sua caratterizzazione proletaria. Si dà il caso che, per il marxismo, ogni Stato
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