Gaetano Bresci, tessitore, anarchico e uccisore di re by Massimo Ortalli

Gaetano Bresci, tessitore, anarchico e uccisore di re by Massimo Ortalli

autore:Massimo Ortalli [Ortalli, Massimo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Nova Delphi
pubblicato: 2020-04-06T22:00:00+00:00


Umberto I.

9. Le conseguenze politiche e sociali.

“È la conclusione della lotta fra reazionari e liberali”

Le conseguenze del gesto di Bresci sembrarono isolare in maniera definitiva gli anarchici e il movimento libertario sia presso le altre forze democratiche e della sinistra sia, più in generale, presso l’opinione pubblica di tutto il Paese. E isolati non saranno solo gli anarchici individualisti, che si erano mostrati i più accesi sostenitori del gesto di Bresci, ma tutto il movimento, anche quello che nelle sue componenti più moderate aveva preso le distanze, in maniera più o meno decisa, dall’assassinio del re.

In seguito, sarà la storia a dare un giudizio più sereno e obiettivo e a permettere, a distanza di tempo, una riflessione più appropriata sulle effettive conseguenze del regicidio che – come vedremo – non furono esclusivamente negative.

L’istituto monarchico italiano e la casa Savoia ricevono un ammonimento particolarmente duro perché la morte per mano violenta di Umberto è una ferita che faticherà a rimarginarsi. E non solo a livello di immagine quanto, soprattutto, di sostanza, tanto che nel Novecento la monarchia non potrà più esercitare un effettivo potere decisionale ma solo una rappresentatività formale, svuotata di contenuti e a rimorchio degli avvenimenti e di decisioni prese altrove. Nelle campagne africane e in politica estera, nella decisione di entrare in guerra nel 1915 e nel 1940, nella subalternità a Mussolini e al regime fascista, il re si muoverà non come un protagonista effettivo della scena pubblica ma come un comprimario destinato a lasciare la ribalta agli effettivi detentori del potere.

E anche quel sussulto di dignità che nel luglio del 1943 indusse Vittorio Emanuele III a fare arrestare Benito Mussolini, non sarà che il flebile canto di un trepidante cigno che, di lì a poco, sarà definitivamente allontanato dal Paese per volontà popolare.

Esemplari e convincenti di questa progressiva e inarrestabile decadenza della monarchia, le insospettabili parole di un convinto conservatore quale Giovanni Ansaldo, che nel suo volume postumo, L’Italia com’era, così scrive:

L’attentato di Bresci era stato una ‘soluzione’. Essa aveva tolto di mezzo un re ‘buono’ sì, ‘buono’ fin che si vuole ma inadatto a capire i tempi, chiuso alle idee moderne e propenso al governo personale. Certi liberali e radicali italiani pensarono che anche gli anarchici possono servire a una causa reputata giusta. […] Il regicidio esercitò un’azione deplorevole sul nuovo re, inspirandogli l’orrore di ogni iniziativa personale, di ogni franca assunzione di responsabilità. Esso inoltre distrusse la corte, organismo che sotto Umberto aveva avuto un peso nella vita nazionale, la corte senza cui nessun re, per quanto d’ingegno, può reggersi. Esso isolò il nuovo re e lo lasciò in balia dei moti di piazza. Esso vulnerò la monarchia più profondamente di quanto allora non parve, in modo da consacrarla a tutti gli errori e i disastri che vennero dopo, rendendoli quasi inevitabili.

Se l’attentato di Bresci produsse effetti così negativi sulle sorti di Casa Savoia, per quanto riguarda gli sviluppi che ebbe nella società italiana, le conseguenze furono – al contrario – di un effettivo miglioramento.



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