I segreti di Roma by Corrado Augias

I segreti di Roma by Corrado Augias

autore:Corrado Augias [Augias, Corrado]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2012-04-16T18:07:21+00:00


La caratteristica principale del libretto di mastro Gregorio e di guardare a cio che della Roma classica è sopravvissuto quasi con l’occhio di un «umanista>>, prescindendo cioè da ogni valore simbolico e religioso.

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Egli trascura quasi del tutto i luoghi cristiani e se nomina una basilica solo per dare un punto di riferimento; quando accenna alla Chiesa come comunità di fedeli, è quasi unicamente per recriminare che abbia mandato in rovina le meraviglie della classicità, favorendone, o quanto meno tollerandone, la spoliazione:

«Questo palazzo [di Augusto] tutto di marmo offrì materiale prezioso e abbondante per la costruzione delle chiese di Roma. Poichè ne resta poco basterà dire poche cose>>. Mastro Gregorio accusa i papi, a cominciare dai più famosi come Gregorio Magno, di essere stati i principali distruttori di templi e di idoli, affermando che, nel loro desiderio di cancellare la religione pagana, hanno distrutto una civiltà.

L’altro grande accusato e il popolo romano, colpevole di raschiare avidamente ogni minima traccia d’oro dalle statue, di depredare ogni più antico monumento di tutto cio che abbia un valore, intrinseco o di riuso. A dispetto di ogni rovina, spoliazione, incuria, la Roma che mastro Gregorio descrive (talvolta travisando un po’

le cose) è ancora una città piena di meraviglie. Si usava dire: «Par tibi, Roma, nihil, cum sis prope tota ruina>> (Non c’e nulla di comparabile a te, Roma, anche se sei [ridotta a] una quasi totale rovina). 0 anche:

«Roma quanta fuit, ipsa ruina docet>> (Le stesse rovine testimoniano di quanto e stata grande Roma).

IL libro così ricco di informazioni contiene anche alcuni gustosi equivoci. Uno riguarda la statua in bronzo di un ragazzo seduto, intento a togliersi una spina dal piede (oggi ai Musei capitolini). Collocata in cima a una colonna o altro luogo elevato, aveva creato un curioso fraintendimento. I testicoli, visibili fra le gambe, erano stati scambiati per il glande, che appariva quindi fuori proporzione rispetto al resto. Il titolo del capitoletto che lo riguarda e De ridiculoso simulacro Priapi. il testo dice: «C’e un’altra statua di bronzo, molto ridicola, che dicono essere Priapo. A testa bassa, come se stesse per togliersi dal piede una spina appena calpestata, ha l’espressione di chi soffre per una ferita dolorosa. Se guardi dal basso verso l’alto per capire che 225

cosa stia facendo, vedrai un organo sessuale di straordinaria dimensione>>.

Un’altra statua esercitò invece sul visitatore una

«magica seduzione>>. Si tratta di una Venere identica a quella detta «capitolina>>, se non è addirittura la stessa scultura. Mastro Gregorio la descrive così:

«Questa immagine è fatta di marmo di Paro con un’arte così meravigliosa da sembrare una creatura viva e non una statua; simile a una donna che s’imporpori per la sua nudità, essa ha il viso cosparso di un colore rosso. Chi la guarda ha l’esatta impressione che sul volto della statua, candido come la neve, scorra il sangue. Per il suo aspetto meraviglioso e per non so quale magica seduzione, fui costretto a tornare a guardarla tre volte».

(Anche questa Venere è oggi conservata nei Musei capitolini.)

Allontaniamoci dalle scoperte e



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