Il Teorema delle Menti by Marcos Chicot

Il Teorema delle Menti by Marcos Chicot

autore:Marcos Chicot [Chicot, Marcos]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: General, Thrillers, Fiction
ISBN: 9788869183010
editore: Salani
pubblicato: 2015-05-05T22:00:00+00:00


Capitolo 42

Cartagine, 507 a.C.

Akenon non cercò di rialzarsi dal pavimento della taverna, sapendo di non esserne in grado, proprio come sapeva che da un momento all’altro avrebbe sentito la lama di un pugnale penetrargli nel corpo.

Cercò l’impugnatura della spada e la sguainò con un forte strattone, prolungando il movimento fino a trasformarlo in una stoccata verso le mani che lo trattenevano. Abbassò il braccio e assestò un altro colpo all’indietro. Un attimo dopo notò che la presa si allentava e rotolò su un fianco, si mise a quattro zampe e si alzò con la spada in alto. Davanti a lui, una mezza dozzina di uomini erano pronti ad attaccarlo. Due di loro sanguinavano, ma non erano feriti gravemente.

«Sono qui a nome del sufeta Eshdek» gridò. «Asdrubale ha commesso crimini che pagherà con la vita, come chiunque lo aiuterà».

I suoi aggressori cercarono di circondarlo. Akenon si trovava accanto alla porta e li tenne a distanza agitando la lama della spada ricurva davanti ai loro musi feroci. Erano armati solo di pugnali e dovevano aspettare che uscisse dalla taverna.

Esaminò la sala con uno sguardo rapido. Mezzo centinaio di uomini osservava quello che stava succedendo, senza intervenire.

La metà di loro mi conosce, pensò con rabbia. Il problema era che conoscevano anche Asdrubale, e al porto l’influenza del comandante della Melkart era superiore alla sua e a quella di Eshdek. Dall’altra parte della sala riconobbe Hileo di Cirene, con cui aveva chiacchierato affettuosamente meno di un’ora prima. I loro sguardi si incrociarono e Hileo abbassò la testa.

Akenon si voltò di scatto e si precipitò fuori, rigirandosi però subito e roteando la spada. La lama di bronzo fendette l’aria con un fischio e colpì in faccia l’uomo che gli era corso dietro prima degli altri; il ferito urlò di dolore e indietreggiò. Akenon conficcò l’arma nel braccio di un altro inseguitore, che cercò anche lui di arretrare. All’interno della taverna si formò un tappo tra chi spingeva per uscire e chi cercava di sottrarsi alla sua spada.

Lanciò un urlo furibondo, alzando l’arma e creando un’altra ondata all’indietro. Poi si mise a correre e dopo aver svoltato al primo angolo imboccò un vicolo buio; appena poté svoltò di nuovo, poi ancora una volta e all’incrocio successivo si fermò a riprendere fiato.

Si udiva un vociare in lontananza.

Sembra che li abbia seminati, pensò, ansimando.

Si rimise in cammino cercando di non fare rumore e scrutando attentamente le tenebre.

Asdrubale ha girato a destra uscendo dalla taverna. In quella direzione c’erano le navi e la zona dei magazzini. Ma non è tanto stupido da tornare alla Melkart.

Probabilmente avrebbe cercato di nascondersi in un magazzino o sulla nave di qualche amico, finché non fosse stato sicuro di poter uscire o che le autorità lo inseguissero e quindi doveva lasciare Cartagine.

In quel momento si accorse di riuscire a scorgere la sagoma degli edifici del porto. Lo strato di nuvole si era dissipato all’orizzonte e lasciava trapelare in parte la luce della luna piena. Si guardò alle spalle, temendo che potessero vederlo, ma quando si voltò colse il movimento di un’ombra chiara.



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