Il gelo comanda by Richard K. Morgan

Il gelo comanda by Richard K. Morgan

autore:Richard K. Morgan [Morgan Richard, K.]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2022-01-13T12:00:00+00:00


23

I compagni di viaggio di Hjel se ne andarono alla chetichella verso le tende e i sacchi a pelo sistemati sull’antica pavimentazione. Ringil li guardò mentre si mettevano a dormire come spettri nelle tenebre, fantasmi che all’alba fluttuavano verso le loro tombe dopo una dura notte di bagordi da non-morti. Gli ultimi ad andarsene furono un uomo e una donna, stretti l’uno all’altra, condividendo un fiasco di vino ormai finito. Alla fine, l’uomo reagì ai ripetuti strattoni alla manica e agli sguardi espliciti della donna, si alzò in piedi in maniera goffa e instabile, e tirò a sé la sua compagna.

«Buonanotte, signori» farfugliò.

«Dormi bene, Cortin.» Hjel non alzò lo sguardo da sotto la falda del cappello. «Anche tu, Enith.»

La donna sorrise nel debole bagliore della luce del fuoco. «Hai voglia di suonare qualcosa mentre ci mettiamo sotto le coperte, Hjel?»

Hjel annuì, ma non ci mise il cuore. Le sue dita pizzicarono sul mandolino una cascata poco convinta di note e la donna condusse via il suo compagno con passi saltellanti al ritmo di quella melodia. L’uomo si lasciò trascinare, si voltò a guardare una volta e fece l’occhiolino a Ringil. Quindi i due sparirono nell’oscurità.

Quando il pezzo al mandolino terminò, la falda del cappello si sollevò e gli occhi di Hjel brillarono per la luce dei tizzoni del falò.

«Che cosa stai guardando?» gli chiese Ringil sottovoce.

«Non lo so.» Alzò una mano dallo strumento con il palmo aperto verso l’esterno. «Uno specchio, forse? Una scelta che avrei potuto fare?»

Ringil percepì qualcosa che gli risaliva la spina dorsale con gelidi artigli per poi sistemarsi come un demone familiare sotto l’angolo della sua mandibola. Quel contatto gli fece inarcare la schiena. Un sorriso gli si dipinse in volto.

«Stai dicendo cazzate, più o meno come l’ultima volta.»

«Probabile.» Lo stregone suonò un paio di accordi e li lasciò svanire. Attraverso le volute dell’aria calda sopra il fuoco, i suoi occhi continuavano a brillare, ma Ringil ebbe l’impressione che non lo stessero più scrutando. «Te l’ho detto l’ultima volta – o la prossima volta, quella che sia –, te l’ho detto che i miei antenati erano re?»

«Era venuto fuori, sì. A dir la verità, le nostre menti erano concentrate su altro.»

Hjel ignorò il commento malizioso, oppure non lo udì. «Ti ho già raccontato quella storia, o te la racconterò. C’è una logica in tutto questo, immagino, anche se non ho mai visto prima i Margini fare un simile giochetto. E penso che non preannunci nulla di buono.»

La falda del cappello si abbassò, nascondendo gli occhi per un lungo momento. Quando si risollevò, Ringil credette di scorgere la traccia di un sorriso nell’ombra.

«È uno stratagemma niente male, no? Una banda di artisti straccioni e i loro sostenitori che pretendono ossequi in quanto discendenti millenari della corte reale in incognito. Quella vecchia storia della Linea di Sangue Esiliata. Un menestrello vagabondo e uno stregone, il re legittimo, l’Esiliato. Una bella idea.»

Ringil si strinse nelle spalle. «Be’, se lo dici tu.»

«Con l’aiuto dei Margini, ovviamente. Si alzano e si



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