Il gioco e il suo piacere. Etologia e filosofia by de Crescenzo Giovanni

Il gioco e il suo piacere. Etologia e filosofia by de Crescenzo Giovanni

autore:de Crescenzo, Giovanni [de Crescenzo, Giovanni]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Science, Life Sciences, Zoology, General
ISBN: 9788822100566
Google: 4tIFtAEACAAJ
editore: Nuova Italia
pubblicato: 1983-01-14T23:00:00+00:00


note

01. P. Marler and W.J. Hamilton, Exploration, Aggression, Conflict and Play. nel vol. misc. «Mechanisms of Animal Behavior», New York 1966, n 192.

02. Op.e loc. cit.

03. Op. cit., pp. 192-193.

04. Op. cit., pp. 193-194.

05. Op. cit., pp. 194-195.

06. Op. cit., p. 195.

07. Op. e loc. cit.

08. Peter Marler è tornato, em passant, sulle caratteristiche del gioco animale e precisamente di quello sociale delle scimmie; cfr. Social Organization, Communication and Graded Signals: the Chimpanzee and the Gorilla nel vol. misc. Growings Points in Ethology, Cambridge 1976, p. 250.

09. Per la teoria piagettiana del gioco cfr. spec Jean Piaget, La formazione del simbolo nel bambino (1945), trad. it. Firenze 1974, pp. 129-247 e passim. Per l'opportuna messa a fuoco della difesa piagettiana del ruolo del gioco, pur come faccenda di assimilazione piuttosto che di adattamento, nella ontogenesi mentale, cfr. tra gli altri Nunzio Filograsso, Jean Piaget e l'educazione, Urbino 1974, pp. 221, 223 e passim.

10. Converrà qui ricordare alcune ricerche sul gioco animale svolte da Monika Holzapfel, negli anni '50, che costituiscono un importante «precedente» per quelle di Marler e Hamilton nonché di altri etologi e psicologi comparati. Monika Holzapfel, che si riferisce soltanto agli animali superiori e in particolare ai Mammiferi, sostiene che il gioco 1) è una attività assai complessa perché include schemi di comportamento istintuali, appresi e «misti»; 2) è un comportamento appetitivo che non si dirige verso una specifica situazione consumatoria ma sì realizza per se stesso e pertanto si identifica con il suo atto consumatorio; 3) è spesso (ma non sempre!) sociale; 4) tende a ripetersi per molte volte; 5) è legato strettamente al comportamento esplorativo; 6) non presuppone l'incremento motivazionale di uno specifico impulso istintivo ma è piuttosto l'espressione di un «impulso generale» all'attività, che viene meno non appena si fa valere un istinto specifico; 7) tende a «rompere» le sequenze normali e funzionali dei comportamenti istintivi o comunque «seri» e a mescolarne gli elementi in una nuova e diversa attività che non presenta più una precisa funzionalità o «utilità» biologica. La Holzpafel non solo riprende e conforta, con nuove o più approfondite considerazioni teoriche e soprattutto con nuovi dati osservativi, alcune tesi già fatte valere dal Lorenz (si vedano i punti 2. 4 e 5) pur senza sciogliere le difficoltà di una di esse (si veda ancora il punto 5), ma delinea altresì ipotesi di lavoro che saranno riprese da Thorpe e da altri etologi (si vedano i punti 6 e 7). Inoltre la nostra studiosa ha il merito di coordinare (o di cominciare a coordinare), in una indagine comprensiva ed organica sulle diverse caratteristiche del gioco, i contributi degli etologi precedenti rivolti soltanto ad una o alcune di tali caratteristiche (di M.M. Holzapfel cfr. spec. Das Spiel bei Saugetieren in «Handbuch der Zoologie», VIII, p. 97 s.; Ueber die Bereitschaft zu Spiel und Istintkthandlung, in «Tierpsychologie», XIII [1956], pp. 42 s.).

11. Cfr. Corinne Hutt, Exploration and Play in Children (1966) nel vol. «Play» cit., pp. 202-215.

12. Op. cit., p. 202.

13. È particolarmente rilevante, ai fini della nostra ricerca, il riferimento della Hutt a W.



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