Il male che non c'è by Giulia Caminito

autore:Giulia Caminito [Caminito, Giulia]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Bompiani
pubblicato: 2024-06-27T07:08:31+00:00

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A Loris verrebbe da ridere se solo non fosse rincuorato nel profondo da quella parabola, dalle parole di garanzia della donna di Catania, che è sopravvissuta al suo linfonodo e con incrollabile pazienza li ha tenuti aggiornati; se avesse dovuto raccontarlo a qualcuno – a chi poi? – probabilmente avrebbe sminuito la cosa e ne avrebbe fatto beffe, ma il suo retropensiero sarebbe rimasto di gratitudine: grazie per non avermi lasciato solo, senza risposte sul tuo male, che potrebbe essere il mio.

Ti ho mandato una e-mail da due ore, aspettiamo te per la bozza di Fanetti.

L’ufficio stampa, che si chiama Marco ed è un uomo dai capelli brizzolati e lunghi alle spalle con sempre in mano un tè caldo e addosso abiti larghi e neri, compare alle sue spalle e lo fa trasalire.

Loris si sbriga a chiudere le finestre Internet e a riaprire la posta.

Scusami, ma devo prima finire altre due…

Forse non hai capito che io ho un appuntamento domani a Repubblica, e con cosa ci vado, eh? Gli dico che lo stagista è troppo impegnato a farsi i cazzi suoi?

Non sto… ero in pausa da tre minuti…

Sai da quanto non faccio pausa? Da tutta la vita.

Loris allora si alza dalla sua sedia, i tendini tirano, la pancia si ingrossa come se una marea calda salisse dal basso ventre e riempisse le sue cavità, la testa gli duole, sfatta dai pensieri insistenti, dal perpetuo elaborare input esterni, pa-turnie interne, la mescolanza, la congestione, lo scontro.

Va bene, sto per farlo. Ma cambia tono, risponde e si rimette seduto.

Quella breve frase apre il campo per un buon quarto d’ora di isteria.

Marco posa la tazza di tè per gesticolare meglio e fa un 137

lungo monologo sul fatto che là dentro sono tutti a stipendio dimezzato e passano più di dieci ore a lavorare, mentre lui arriva e va quando gli pare, con la scusa che sta sempre male, resta più tempo a casa che in ufficio e tarda su tutto.

Io ho letto più libri di quanti te ne vedrai in vita tua, sottolinea Loris dopo la tirata.

Questa constatazione, del tutto scollegata dal motivo del contendere, non fa che peggiorare la situazione, devono intervenire altri colleghi perché Marco è così agitato che quasi vorrebbe prenderlo a pugni. Si mette in mezzo anche l’assi-stente ufficio stampa, e in pochi minuti lo scambio si trasforma in una scena da opera lirica.

Eppure Loris non molla, non si sposta, non chiede scusa e non caccia una lacrima, un gemito.

Non c’è nessuno di voi che possa farmi peggio di ciò che mi procuro da solo, vorrebbe dire, ma quella frase la tiene per sé, è calda, è deliziosamente luminosa, gli è venuta alle labbra come una preghiera efficace, capace di risvegliare antiche divinità.

Non c’è neanche più spazio per gli assalti altrui, le loro rimostranze, i loro patemi, il corpo è riempito dalle sue personali considerazioni e allucinazioni e spaventi, cosa potranno mai aggiungere da fuori? Un urlo in più, un attacco alle spalle, uno sgambetto improvviso?

Io ho tutto il terrore che serve, pensa.

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