Il mondo ellenico by Arnold J. Toynbee

Il mondo ellenico by Arnold J. Toynbee

autore:Arnold J. Toynbee
La lingua: ita
Format: mobi, epub
pubblicato: 2014-02-25T23:00:00+00:00


Capitolo nono.

L’emancipazione dell’individuo dalla città-stato

Il fatto che i Macedoni sopprimessero la sovranità delle città-stato quando ormai l’appartenervi era diventato per il cittadino un peso anziché uno stimolo, fu per i singoli individui una liberazione.

E' vero che la guerra fra i successori di Alessandro per la spartizione della sua eredità offerse a parecchie città-stato l’occasione di riconquistare l’indipendenza -fra le altre, Sparta, Rodi, Cizico, ed Eraclea sulla sponda del Mar Nero nell’Asia Minore. Rodi venne alla ribalta grazie, in parte, alla propria iniziativa. Nel 407 a. C. i tre staterelli nei quali si divideva l’isola, strinsero un’unione politica fra di loro; e la potenza acquistata dai Rodi mediante questo atto di «sinecismo» rese loro possibile avvantaggiarsi della posizione chiave in cui l’isola venne a trovarsi per l’espansione del mondo ellenico nel Mediterraneo orientale e nell’Egitto, dopo la caduta dell’Impero persiano per opera di Alessandro. Rodi controllava le vie marittime che dai Dardanelli, dalla Macedonia e dall’istmo di Corinto conducevano ad Alessandria. Essa e le altre città-stato che riuscirono a rappresentare una parte indipendente del nuovo, grande mondo di stati monarchici nati dalla suddivisione dell’Impero persiano, si abbandonarono alle proprie ambizioni politiche a spese dei cittadini, cui tornarono a imporre l’antica servitù. Ma poche città-stato riuscirono a mantenersi in lizza. Atene, per esempio, fu eliminata una volta per sempre dopo il suo fallito tentativo di opporsi alla potenza macedone con la guerra del 267-262 a. C. Quando, nel 229-228, riuscì a comprare il ritiro della guarnigione macedone, si dispose con soddisfazione a condurre una vita tranquilla. Inoltre, nelle altre città-stato che ancora lottavano per mantenere la propria sovranità, se i cittadini trovavano intollerabili gli obblighi imposti dalla polis, potevano ora optare per l’emigrazione ad Alessandria o in qualcuna delle città elleniche non indipendenti che sorgevano in gran numero nei domini degli stati macedoni successori dell’Impero persiano. Qui era possibile godere le comodità della vita di una città-stato, senza averne i fastidi; perciò, oltre agli «apolidi» obbligati ad esulare in cerca di una nuova patria, vi affluivano anche gli immigranti volontari provenienti dalle troppo tiranniche città-stato.

A questo movimento migratorio - a carattere psicologico oltre che demografico - aveva preparato il terreno lo sfacelo morale delle città-stato nei tristi anni 431-338 a. C., che aveva già alienato loro alcuni fra i migliori cittadini. L’avvenimento cruciale era stato il conflitto morale fra Socrate e Atene. Socrate fu il primo martire ellenico. Per una questione di principio, egli si era opposto nel nome di un dio più alto alla città-stato che si vantava di essere «la cultura dell’Ellade» e che, per la verità, era la meno indegna di essere divinizzata. La sua opposizione aveva lasciato il segno, perché Socrate non era un Archiloco. Egli aveva compiuto scrupolosamente e coraggiosamente il proprio dovere di soldato; e, quando la sua coscienza gli vietò di fare ciò che lo stato esigeva da lui, gl’impedì al tempo stesso di evitare la sentenza di morte o di sottrarsi all’esecuzione evadendo dal carcere e fuggendo la patria. Socrate non cercava di salvare la vita, come il disertore Archiloco; anzi, si ostinava a perderla.



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