Il tarlo by Galvano Salvatore

Il tarlo by Galvano Salvatore

autore:Galvano Salvatore [Salvatore, Galvano]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Ciesse
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


CAPITOLO 12

FORSE UN PO’ DI LUCE

Il brigadiere Ortensi rientrò con l’Alfa di servizio dopo circa una quindicina di minuti dall’ultima telefonata fatta dal maresciallo.

“Tutto sommato”, pensò Licata, “ha impiegato poco a rientrare in caserma, nonostante sia ormai quasi l’ora di pranzo di una calda domenica. Evidentemente, il lampeggiante blu, anche senza sirena, sortisce ancora effetto nel traffico della capitale, frenetico e asfissiante anche nelle giornate festive.”

Appena varcata la soglia del suo ufficio, Ortensi vide il maresciallo seduto alla scrivania, avvolto nei pensieri e con lo sguardo sul foglio sul quale aveva annotato i suoi appunti.

Licata sollevò la testa e si rivolse al collega:

«Allora, tutto a posto con la dottoressa?»

«Sì, maresciallo. Aveva bisogno di riposare, poverina, dopo due notti in bianco. Sa cosa pensavo? Che malgrado la stanchezza, stamattina lei era uno splendore.»

«E sì, mi difendo bene, malgrado l’età. Grazie del complimento» rispose Licata ammiccando.

«Ma non ce l’avevo con lei, maresciallo. Lei… riferito al tenente. È veramente una bella donna!»

«Ma sì che avevo capito. Stavo solo scherzando. Già, la dottoressa è proprio una bella donna. Ascolta, ho messo giù qualche elemento di cui ti vorrei parlare» replicò Licata.

Poi, assumendo un atteggiamento più serio, iniziò a illustrare le sue idee informandolo anche circa le telefonate già fatte, nonché sul modo in cui intendeva procedere con le indagini. Poi fu la volta dell’invito a pranzo, questa volta a casa sua.

Era un giorno festivo e non gli andava di abbandonare il collega più giovane che, ne era certo, avrebbe finito per mangiare un panino in solitudine. Con uno spiccato accento siculo, degno del protagonista del film ‘Il padrino’ e con un grave tono di voce, tipico di chi ha la raucedine, aggiunse:

«Ora, mio caro amico, ti farò una proposta che non potrai rifiutare.»

Ortensi rimase basito, incapace di credere alle proprie orecchie. Sapeva che al maresciallo piaceva scherzare, ma non poteva immaginare che fosse anche molto bravo a imitare così bene la voce del capomafia protagonista del celeberrimo film.

«Tutto quello che dovrai fare è tastari ‘na picca di pasta al forno alla siciliana, cu sucu e chi mulinciani. U capisti?» continuò Licata.

«Tastari, sucu, mulinciani… ma stiamo parlando di roba da mangiare, vero maresciallo?»

«Certo che sì. Sei ospite a casa mia per il pranzo, così mangiamo un boccone insieme. Ti faccio assaggiare una specialità siciliana e poi riprendiamo il nostro lavoro.»

«Ma, maresciallo, non vorrei disturbare.»

«Ma quale disturbo e disturbo. Amuninni, è un ordine! Camina!» sentenziò scherzando Licata, invitando il collega, in modo deciso, a chiudere l’ufficio e a dirigersi verso la macchina, non prima di aver recuperato la cartellina con dentro gli elementi raccolti fino a quel momento.

Saliti a bordo della vettura di servizio, ancora prima di lasciare il Comando dell’Arma, Licata chiese a Ortensi di passare da una libreria, ammesso che ne avessero trovata una aperta.

Ad appena un chilometro dalla caserma, o forse più, ecco apparire una grande libreria, per fortuna anche aperta.

Il maresciallo intimò a Ortensi di accostare e saltò giù dalla macchina, dirigendosi verso il negozio. Ne uscì una decina di minuti dopo,



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