Il trucco c'è e si vede by Beatrice Mautino

Il trucco c'è e si vede by Beatrice Mautino

autore:Beatrice Mautino
La lingua: ita
Format: epub
editore: Chiarelettere
pubblicato: 2018-01-18T16:00:00+00:00


La cera che non c’era

Il mondo dell’epilazione è molto più variegato, anche se, andando al sodo, i risultati delle varie tecniche sono comparabili. Tutto inizia con il caramello. O, almeno, con una pasta appiccicosa a base di zucchero caldo e limone che veniva messa direttamente sulla pelle e poi strappata via assieme ai peli. Questa tecnica, chiamata in inglese sugaring (da sugar, «zucchero»), nota anche come «ceretta araba», è originaria del Medio Oriente ed è tornata di moda negli ultimi tempi grazie alla possibilità di farsela in casa a partire da ingredienti «naturali».

La ricetta prevede gli stessi passaggi della preparazione del caramello, con l’accorgimento di fermarsi quando il colore dello zucchero è tra il biondo e il nocciola e aspettare che la pasta si raffreddi un po’ prima di versarsela sulle gambe. 9 Se non volete rischiare di finire nel reparto grandi ustionati, infatti, la pasta va usata tiepida, non calda. Se ve ne avanza un po’, potete sempre proseguire la cottura, aggiungere mandorle e nocciole e fare il croccante.

La ceretta, che sia a caldo o a freddo, con le strisce o i roll-on, fatta in casa oppure dall’estetista, è parente stretta dello sugaring. Anzi, molte delle cerette pronte che troviamo al supermercato non contengono cera, ma amido di mais idrolizzato, cioè una miscela di zuccheri più o meno complessi.

Io stessa me ne sono accorta non molto tempo fa. Confesso di aver sempre dato per scontato che un prodotto chiamato «cera» contenesse perlopiù cera. Poi, però, al supermercato mi è caduto l’occhio sulla confezione di una cera a freddo allo zucchero di canna «ispirata all’antica tradizione della depilazione orientale». La parola sugaring compariva bella grande sotto il nome della marca e la mia mente dicotomica non ha potuto fare a meno di chiedersi: «Ma è cera o è zucchero?». Ho quindi preso in mano la confezione e letto gli ingredienti: amido di mais idrolizzato, glicerolo, miele, olio di camelia, acqua, conservanti e additivi vari e, per ultimi, il caramello usato come colorante e il Ci 19140, cioè la tartrazina, un colorante giallo. Quindi, in effetti, la cera allo zucchero di canna non conteneva cera. E neanche zucchero inteso come saccarosio, né tantomeno di canna, ma una miscela di zuccheri più o meno complessi derivata dall’idrolisi dell’amido di mais e, alla fine, un po’ di colorante per dare quei toni marroncini che fanno subito pensare allo zucchero di canna. D’altronde, anche nella produzione di zucchero di canna per uso alimentare capita che si scelga di «colorare» dello zucchero bianco raffinato con melassa o coloranti, quindi perché stupirsi per un impasto per ceretta? Infatti non mi sono stupita, ma ho sorriso.

A quel punto, però, ero curiosa e ho preso in mano un’altra confezione, quella di una cera a freddo della stessa marca, ma classica, cioè senza riferimenti allo sugaring o agli zuccheri. Il tipico prodotto che in altre occasioni avrei comprato per farmi la ceretta a casa pensando che si trattasse di cera. Leggo gli ingredienti e ci trovo: amido di mais



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