L'Africa di Sanders by Edgar Wallace

autore:Edgar Wallace [Wallace, Edgar]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Africa
editore: DMG
pubblicato: 2015-08-02T22:00:00+00:00

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L'unguento meraviglioso

Al di là della Foresta dei Sogni Felici, pestilenziale e paludosa, suggestiva da vedere ma mortale da attraversare, c'era la zona del popolo Isisi e ancora oltre il villaggio N'gombi, in cui era stanziale una tribù chiamata talvolta Basso N'gombi e a volte N'gombi-Isisi, che in sostanza è la stessa cosa.

Qui, nelle profondità della foresta primordiale, non esplorata se non da alcuni cacciatori e dai raccoglitori di gomma, viveva, lontana dai vicini e molto gelosa della propria autonomia, una sorta di sotto-tribù, i Pelati di I'fubi, Non provocavano guerre, non rubavano donne o capre, vivevano senza sale e portavano avanti un'esistenza priva di aggressioni nei confronti di chiunque.

Sanders andava da questi suoi riservati figli una volta all'anno, attraversando la foresta ma, quando teneva il palaver per raccogliere le lamentele di tutto l'anno passato, nulla c'era da dire, a parte il fatto che qualcuno dei Grandi N'gombi aveva attraversato la loro riserva o aveva ucciso le loro scimmie. Mai ascoltava diatribe private. Poneva poche domande ma nutriva molti sospetti.

Gli era arrivata notizia che uno dei nativi della tribù aveva picchiato la moglie con la massima crudeltà, sfidando perfino il capotribù; ma quando Sanders giunse al villaggio, attendendosi di sentire le accuse contro quest'uomo, nessuno fiatò. E quando, con molta franchezza, domandò cos'era successo a costui, gli risposero senza troppa cura che era morto di malattia mongo e gli mostrarono pure la tomba, con i suoi indumenti svolazzanti penzolanti dai rami e gli utensili spaccati della sua casa sparsi lì intorno. Gli fecero vedere anche il punto in cui sorgeva la sua capanna e Sanders, vedendo solo un tetto spaccato, quasi coperto d'erba, decise con saggezza di non porre altre domande. “Malattia mongo” poteva voler dire ogni cosa, dal beriberi al coltello luccicante e ricurvo appeso davanti alla capanna del capotribù.

Questi Pelati (tutte le teste di questi nativi, anche giovani, erano infatti di ebano luccicante) non creavano problemi; non portavano lance per far fuori i loro vicini; pagavano con regolarità le tasse; erano puliti e laboriosi; se praticavano riti segreti o producevano strane medicine, nessuno tra i popoli del Fiume si era mai lamentato, né c'erano mai stati spargimenti di sangue. Inoltre esercitavano un ruolo molto utile perché proteggevano gelosamente la pianura deserta, priva di alberi o cespugli, chiamata “Pans”. Tra gli europei che vivevano sulla costa circolava la leggenda che tale pianura fosse ricca di oro alluvionale. Sicuramente il governo non si preoccupava di verificare l'autenticità di tale diceria perché una scoperta del genere avrebbe fatto accorrere sul posto un nugolo di gente indesiderabile, che seguiva sempre ogni scoperta aurifera.

Giunse in questa terra tranquilla un bianco che si faceva chiamare Odwall. Un tempo si chiamava Obenwitsch, ma per ragioni personali si era anglicizzato. Si era inoltre rasato la barba e, in tal guisa cambiato, era partito verso la regione di Pans, raggiungibile solo passando per il territorio dei Pelati. Queste anime tranquille, convinte che al mondo esistessero solo tre uomini dalla pelle candida, accolsero il signor Odwall con il profondo

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