L'acciaio sopravvive by Richard K. Morgan

L'acciaio sopravvive by Richard K. Morgan

autore:Richard K. Morgan [Morgan Richard, K.]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2022-01-13T12:00:00+00:00


19

Ringil provò, per l’ennesima volta e con poche speranze, a fingere che si stesse insultando un nobile Imperiale.

«Che cosa significa tutto questo? Intendete derubarmi, proprio come dei criminali comuni? Mio padre vi farà…»

Terip l’Arzillo scrollò la testa. «Amico, piantala. Credo che il tuo accento non sia più autentico di tutta questa farsa, quindi perché non la fai finita? Questa faccenda sarà già abbastanza dolorosa, per te. Ora, come ti ho chiesto prima, chi cazzo sei? Che ci fai qui, a richiedere ragazze sterili delle paludi?»

Ah.

«Bene» disse Ringil, perché immaginò di avere solo mezzo minuto al massimo, prima che l’Arzillo facesse la cosa più ovvia e ordinasse di disarmarli.

Sì, e poi tutto dipenderà da quali attrezzi di tortura l’Arzillo dispone quaggiù per le schiave recalcitranti. Attrezzi che useranno per interrogarci ripetutamente, finché non gli diremo quello che l’Arzillo vuole sentire da noi e poi, se siamo fortunati, potrebbero porre fine alle nostre sofferenze, dopo averci ustionato e mutilato, sgozzandoci.

Bel modo di andarsene, Gil.

Valutò la situazione. Allo scattare della trappola Eril e Girsh erano rimasti di stucco, i visi tesi e le braccia ben lontane dal corpo, per non invogliare nessuno a scagliare dardi di balestra per una mano mossa nel modo sbagliato. Somigliavano a uomini che guadino un fiume ghiacciato immersi nell’acqua fino alla pancia, o adulti sorpresi a metà del passo in un gioco da bambini, un due tre stella. Di certo avevano già soppesato i numeri in ballo. Adesso aspettavano che Ringil facesse la sua mossa.

C’erano tre balestre puntate contro di loro, da quel che riusciva a vedere. Il resto erano coltelli da lotta ravvicinata.

«Bene, cosa?» chiese l’Arzillo a denti stretti.

«Be’, avete vinto. Non sono Laraninthal di Shenshenath, e non sono un Imperiale. Mi chiamo Ringil Eskiath.»

L’Arzillo sbatté gli occhi. «Quel Ringil Eskiath? Sì, come no.»

Ma Ringil aveva notato che tutti gli uomini armati nelle alcove avevano sussultato, come fossero stati colti di sorpresa. Che l’attenzione apatica da criminali stava mutando in curiosità. Vide un paio di scagnozzi mormorare qualcosa. L’assedio di Trelayne risaliva a otto anni prima, il trionfo di Acqua della Forca a un anno prima ancora. La guerra stessa era finita da più di cinque anni. Eppure i racconti perduravano, magari sbiaditi, ma radicati nella coscienza della città.

«Eskiath è morto a Ennishmin» sghignazzò qualcuno. «Mentre combatteva gli Imperiali.»

Ringil si costrinse a mantenere una calma innaturale.

«L’ho sentito dire, un paio di volte» disse disinvolto. «Ed è quasi vero. Ho ancora le cicatrici, ma occorrono ben più di tre tagliagole da strapazzo di Yhelteth per fermarmi.»

Uno degli uomini fece un debole cenno di approvazione. Il compagno gli diede una gomitata. Ringil decise di andare fino in fondo. Sollevò cautamente un pollice, ben lontano dal corpo in modo che il gesto non fosse frainteso, indicando la sua spalla sinistra.

«Questa è l’Amica dei Corvi» dichiarò forte. «Acciaio Kiriath, forgiato ad An-Monal per il clan Indamaninarmal, dono di Grashgal l’Errante. Lavata nel sangue delle Lucertole sulla spiaggia di Rajal e Acqua della Forca e all’assedio di Trelayne. Io sono Ringil di Casa Eskiath delle Radure.



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