La briganta e lo sparviero by Licia Giaquinto

La briganta e lo sparviero by Licia Giaquinto

autore:Licia Giaquinto [Giaquinto, Licia]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Marsilio
pubblicato: 2014-11-14T23:00:00+00:00


San Sossio Baronia

Reginella sta sulle spine

Da quando è arrivata la primavera, Reginella è preoccupata più del solito per Filomena.

Teme che quell’aria frizzante, profumata di erbe selvatiche, rose e gelsomini, che si respira ovunque, possa andarle alla testa e stordirla come un vino nuovo, e impedirle di trattenersi dal dire o fare cose di cui pentirsi.

Se perfino lei, pensa, che pure è abituata a lavorare al chiuso, da un po’ di giorni ha la sensazione di entrare in una prigione, quando la mattina varca il portone del palazzo della baronessa, figuriamoci Filomena, abituata com’è a stare all’aperto come un gatto selvatico e a non avere nessuno che le dica: fa questo fa quello!

Se la immagina in una cucina buia, che sbuccia patate o piselli, o lava pentole nere con la pietra pomice, e le si stringe il cuore, e un poco si sente colpevole di averla spinta ad andare a fare la serva in un paese lontano.

La prima e l’ultima volta che Reginella l’ha vista, da quando è partita, è stato ai primi di marzo, quando donna Immacolata le ha affidato il compito di portare una lettera a sua cugina Rosalba, lì a Sant’Agata.

Si serviva sempre di lei, la baronessa, quando voleva essere sicura della segretezza del contenuto.

Nonostante la lacca rossa, su cui imprimeva il suo sigillo personale, temeva sempre che qualcuno, per esempio suo marito, potesse farsi consegnare la lettera dal servo a cui lei l’aveva affidata, e dopo averla aperta, richiuderla con una copia del sigillo – che di certo lui possedeva – e poi mandarla al destinatario ignaro della violazione.

Ogni volta, per Reginella era una festa attraversare come una signora, su un calesse guidato da un cocchiere, campi boschi e paesi per consegnare i messaggi a questo o a quello, in questo o in quel palazzo, ma quel giorno, quando sentì che doveva andare a Sant’Agata, le sembrò che le offrissero una scala lunghissima per salire in paradiso.

Non vedeva Filomena da molti mesi, da quando cioè era partita, e finalmente adesso poteva abbracciarla.

Ci mise un attimo a capire, appena la vide, che qualcosa non andava.

Aveva il viso teso e gli occhi inquieti che guardavano ovunque, come a cercare una via di fuga.

La notte la passarono l’una accanto all’altra, Reginella e Filomena, distese sullo stesso giaciglio dietro il camino della cucina.

Parlarono parlarono, ma ognuna per suo conto.

Filomena infatti sputava odio contro tutto e tutti, e Reginella cercava di distrarla parlandole di momenti belli e divertenti del passato, o di fatti strani successi alla gente del paese negli ultimi tempi.

Nessuna delle due chiuse occhio, e quando, la mattina all’alba, Reginella salì sul calesse per tornarsene a San Sossio, le sembrò di salire su un carro funebre.

Vide Filomena che la guardava da lontano senza fare nessun segno di saluto o un sorriso, e si sentì risucchiare dalla terra.

Che è successo? Le chiese la baronessa, quando Reginella le consegnò la lettera di risposta di sua cugina Rosalba. Hai una faccia che, se incontravi il diavolo in persona, ce l’avevi meglio.

Niente. Rispose Reginella.



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