La notte di Praga by La notte di Praga

La notte di Praga by La notte di Praga

autore:La notte di Praga
La lingua: ita
Format: epub, mobi
pubblicato: 2013-11-15T16:00:00+00:00


«Sissignore, dopo le due. Secondo il mio orologio. Non quello.»

«Come le sembrò?»

«Un poco depresso. E stanco. Molto stanco.»

«Ah.»

«Gli feci un commento a riguardo e gli augurai la buonanotte.»

«Come rispose?»

«Fece una specie di risata amara e disse che probabilmente la sua ultima buona notte era passata da un pezzo. Confesso che mi sembrò una frase strana, e quando gli chiesi cosa intendeva aggiunse che l’unico modo per dormire era prendere dei sonniferi. Cosa che intendeva fare.»

«Quindi ha avuto l’impressione che non li avesse ancora presi?»

Kritzinger rimase un attimo in silenzio e ci pensò. «Sì, ma come ho detto, non aveva l’aspetto di un uomo che avesse bisogno di un sonnifero.»

«Perché sembrava già molto stanco?»

«Esatto, signore.»

«Lo ha visto bere molto la notte scorsa?»

«No. Non ha bevuto quasi nulla. Aveva un bicchiere di birra in mano prima di andare a letto, ma ora che ci penso è forse l’unica cosa che gli ho visto bere in tutta la sera. Sembrava astemio, a essere onesti.»

«Grazie. A proposito, mi piacerebbe avere una piantina della casa, con l’indicazione di chi occupa ciascuna delle stanze. È possibile?»

«Sissignore, me ne occuperò.»

«Bene, Kritzinger. È tutto per ora.»

«Grazie, signore. Pranzerà con gli altri, signore?»

«Non ci avevo pensato. Ma ho saltato la colazione e ora ho una fame da lupi, quindi sì, pranzerò con gli altri.»

L’Obergruppenführer delle SS Karl von Eberstein stava conversando con Kurt Kahlo quando entrai nella sala da giorno. Era molto affabile per essere un aristocratico.

«Ah, commissario Gunther, eccola qui. Stavamo cominciando a pensare che mi avesse dimenticato.»

Era presto e lo sapeva, ma era anche un generale, e non ero ancora pronto per iniziare a contraddirlo.

«Spero di non averla fatta aspettare molto, signore.»

«No, no, stavo giusto ammirando il piano a coda del generale Heydrich, è un Blüthner. Molto elegante.»

Era in piedi proprio davanti allo strumento, grande e nero come una gondola veneziana, e stava toccando i tasti, provandoli come un bambino curioso.

«Lei suona, signore?»

«Molto male. È Heydrich quello col dono della musica. Ma è chiaro che è una dote di famiglia. Suo padre, Bruno, era una specie di star al conservatorio di Halle. Era un grand’uomo e un grande wagneriano.»

«Quindi lei lo conosceva, signore.»

«Bruno? Oh, lo conoscevo sì, lo conoscevo. Vengo anch’io da Halle-an-der-Saale.»

«Qualcun altro di Halle. Che coincidenza.»

«Non esattamente. Mia madre era la madrina di Heydrich. Sono stato io a presentare il generale a Himmler e a indirizzarlo per la sua strada.»

«Allora dovrà essere orgoglioso di lui, signore.»

«Lo sono, commissario. E anche molto. Ha un grande credito col suo paese e con tutto il Movimento nazionalsocialista.»

«Non avevo idea che foste così intimi.»

Von Eberstein si allontanò dal pianoforte e si mise di fianco a me davanti al caminetto, scaldandosi la schiena con grande piacere.

Aveva quasi cinquant’anni. Sulla sua giubba verde c’era una Croce di ferro di prima e seconda classe, a indicare che gli era stata consegnata per ben due volte. Non un’impresa da poco, anche per un aristocratico. Eppure aveva un’aria da bigotto, un po’ da prete ipocrita.

«Mi piace pensare a lui come a un mio protégé. Sono sicuro che non gli dispiacerebbe sentirmi dire così.



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