La sciagura di chiamarsi Skrake by Kjell Westö

La sciagura di chiamarsi Skrake by Kjell Westö

autore:Kjell Westö [Westö, Kjell]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788870916263
Google: WEuXzQEACAAJ
editore: Iperborea
pubblicato: 2020-09-14T22:00:00+00:00


Anche un uomo libero può mancare il biglietto vincente

Nel luglio di quell’anno passai due settimane fredde e piovose ad Alholmen, l’isola a ovest di Helsinki di proprietà della famiglia Enerot. Ero lì con Maggie, zia Mary e i cugini Von Herring, oltre a una serie di Enerot che non conoscevo; nel frattempo Vera era in visita da zio Heikki e zia Aune nella loro casetta a Sinijärvi, mentre Werner era qui a Råberga e la mattina girava e rigirava le sue storie incomplete sui Pesci D’Argento mentre al pomeriggio lanciava il martello e alla sera pescava persici con le alborelle, o almeno è così che mi immagino le sue giornate.

Il giorno del mio compleanno mi venne regalato un cronometro. Ricordo che mi alzai alle sei del mattino con il cuore che batteva forte. Mi sentivo ancora pieno di energia dopo le settimane di immobilità forzata sull’impervia isola degli Enerot e trovai sul tavolo della cucina il pacchettino avvolto in una carta verde. La strappai, corsi fuori nella mattina assolata e rugiadosa e cominciai a fare giri di corsa intorno alla casa, il primo in quindici secondi netti, poi quattordici, tredici, migliorando sempre il record, e nell’aria fresca del mattino, con l’umidità che saliva dal terreno intorno alle mie gambe nude, era come se fossi superiore a tutto ciò che aveva a che fare con la stanchezza, come se mi librassi in aria e come se non ansimassi nemmeno per quanto corressi e corressi e corressi. Eppure devo aver toccato terra o ansimato o prodotto qualche altro rumore, perché d’un tratto mi accorsi che la finestra della camera da letto di Werner e Vera al primo piano era aperta e che mio padre era affacciato. Non so da quanto fosse lì, ma aveva una faccia tra il divertito e il severo, e mi disse: «Ma che diavolo, lo sai che ore sono? Aspetta almeno di aver fatto colazione.»

Il mio ottavo compleanno fu memorabile sotto molti aspetti.

Gli aconiti di Vera erano sbocciati quella notte e si ergevano in tutta la loro bellezza e il loro azzurro intenso contro il lato ovest della casa.

Intorno alle dodici arrivarono in macchina da Helsinki sia Maggie che Leo e Siru. Leo sosteneva che Maggie aveva sgommato con la Saab sorpassando il suo Maggiolino in una curva appena usciti dai confini della città. Si fermarono tutti e tre per l’intero pomeriggio.

La sera si presentarono altre delegazioni delle famiglie Von Herring e Muhrman. Zia Mary fece il suo ingresso trionfale con il cugino Christopher al seguito. Nette Muhrman arrivò con Bjöna e Sabba e il suo solito pacchetto piatto, salutò sostenuta Werner e Vera e mi porse il regalo, che quell’anno consisteva nell’opera Pyttan va in colonia. Poi se ne andò, lasciando a me l’incombenza di fare in modo che Bjöna, Sabba e il cugino Christopher si trovassero bene insieme.

Il cugino Chrisse fece come faceva di solito quando veniva a casa mia: si sedette al centro del mio letto in una specie di posizione del loto improvvisata, si



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