Lo specchio del cervello by Nazareth Castellanos

Lo specchio del cervello by Nazareth Castellanos

autore:Nazareth Castellanos [Castellanos, Nazareth]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Ponte alle Grazie
pubblicato: 2024-06-22T05:38:36+00:00


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Molto rumore per nulla

Abbiamo appena visto che cadiamo costantemente nella distrazione. Ma come sono queste distrazioni? Dove andiamo quando smettiamo di fare attenzione al presente? Si tratta di uno dei temi più affascinanti e più studiati dalla neuroscienza. Un tema che possiede forti implicazioni psicologiche, ma anche cliniche. Nel 1975 il professore svedese David Ingvar stava realizzando degli esperimenti nei laboratori dell’Università di Lund. A causa di alcuni problemi tecnici, un volontario venne pregato di stare fermo per un momento senza far nulla. Con sorpresa di Ingvar e dei suoi colleghi, il cervello del partecipante mostrava una forte attività. Secondo la teoria neuronale in voga a quel tempo, quando smettiamo di svolgere qualche attività e restiamo a riposo, i nostri cervelli dovrebbero spegnersi. Non c’è bisogno di dire che quei ricercatori non avevano mai meditato oppure osservato la propria mente per almeno un minuto. Fino a poco tempo fa, la neuroscienza ci paragonava a computer che vanno in stand-by o si spengono quando smettiamo di usarli. Basta sedersi un minuto e osservare la mente per sapere che, come diceva William James, essa è un flusso costante di coscienza. Nonostante Ingvar non avesse mai osservato la propria mente, si spinse a indagare un po’ sui sorprendenti risultati che aveva ottenuto e pubblicò la prima evidenza scientifica che il cervello possiede una vita propria piuttosto movimentata. Attualmente lo studio di questa attività spontanea del cervello è uno dei temi più importanti della neuroscienza. Dove va la mente quando la lasciamo alla deriva? È un quesito molto antico.

Quando i partecipanti a un esperimento arrivano in laboratorio, la prima cosa che facciamo è misurare l’attività del loro cervello mentre la loro mente vaga a suo piacimento, ovvero senza istruzioni. Questo è fondamentale perché in seguito ci permette di comparare lo stato normale del cervello con quello che registriamo quando meditano, ricordano o svolgono l’attività che viene loro richiesta per essere studiata. Chiediamo ai partecipanti che si siedano e che semplicemente aspettino, senza fare niente in particolare. Le macchine di neuroimaging mostrano cervelli in piena attività. Alcune zone si attivano, altre si zittiscono e le informazioni vanno da una parte all’altra a gran velocità. Una situazione che ricorda New York di notte, un paesaggio traboccante di energia. Dopo alcuni minuti chiediamo ai partecipanti che cosa stavano facendo. Niente, rispondono. Si tratta di una delle pietre miliari dell’odierna neuroscienza. Perché sentiamo di non fare niente quando abbiamo nella testa la città di New York? Quando non fissiamo l’attenzione su alcuna attività, che sia semplicemente osservare qualcosa, elaborare un pensiero o percepire la propria mente, entriamo in uno stato di mancanza di coscienza, o di fantasticheria. In quello stato ricordiamo, immaginiamo e, soprattutto, parliamo. Avevo dedicato molti anni della mia attività di ricercatrice a studiare questo stato cerebrale. Tuttavia, la prima volta che l’ho vissuto ero al buio, senza macchinari di laboratorio. Mi trovavo in un centro di meditazione tibetano, a Madrid. Provai un brivido nell’osservare me stessa, mi sopraffece la marea di pensieri e sensazioni che



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