Malanotte by Renato Vallanzasca & Micaela Palmieri

Malanotte by Renato Vallanzasca & Micaela Palmieri

autore:Renato Vallanzasca & Micaela Palmieri [Vallanzasca, Renato & Palmieri, Micaela]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Baldini+Castoldi
pubblicato: 2024-08-03T22:00:00+00:00


Le cicatrici

Le vedi queste, bimba?

E si stropiccia gli avambracci. Sono segnati da cicatrici irregolari, un po’ più bianche della sua pelle già diafana.

«Impossibile non notarle.»

E ci sono anche queste.

Solleva appena la Polo e mostra altri sfregi che gli attraversano tutta la pancia in orizzontale e sembrano le crepe di certi antichi dipinti a olio.

Non sono un autolesionista o un sadico, sia chiaro.

Resta in silenzio, come se dovesse sempre spiegarmi i suoi gesti di cui a volte sembra vergognarsi.

Per quanto, bumbunin, qualche giochetto erotico spinto non l’ho mai disdegnato ma tutto sempre nel limite di quello che desiderava la mia donna, era lei che decideva tutto. E io eseguivo.

Mi guarda e sorride.

Hai le labbra violette.

Io rido e mi porto la mano alla bocca.

«Deve essere il mirtillo che corrobora.»

Questi non sono ghiaccioli, sono opere d’arte. Dobbiamo mettere su un commercio.

«Stiamo pensando a un progetto per quando esci, lo diciamo no? Ristorante, ghiaccioli, quello che vuoi. Una vita nuova per te.»

Non risponde ma lo vedo che è felice anche solo che io lo dica.

Accadde tutto a Bari, bimba, una città nefasta per me.

Ero detenuto lì. Mi tenevano lontano da Milano, appena potevano. Mi arrivò la comunicazione che Massimiliano era nato.

Abbandona il ghiacciolo sul tavolo e accende una sigaretta.

Dovevo tornare a Milano, ero questo il mio unico obiettivo e sai che testa c’ho quando decido. Chiesi subito un colloquio con il direttore. Dopo mille obiezioni, mi ci portarono con dieci sbirri che mi scortavano. Mi fecero camminare all’indietro per un bel tratto.

«Come all’indietro?»

Sì, bumbunin. Per non farmi incontrare con lo sguardo altri detenuti o non so nemmeno per quale cazzo di logica malsana. Io inciampavo: un po’ volontariamente per dargli qualche scarpata, e poi perché come cazzo si fa a camminare al contrario me lo devi spiegare.

«Camminavi come gli Heyoka. Tu sei un amante degli indiani d’America. Non poteva essere altrimenti.»

Allarga gli occhi come quando vuole che mi muova a spiegare.

Come chi?

«Nella lingua degli indiani significa diversi. Quelli che sono nati per essere differenti. Nelle comunità pellerossa gli Heyoka erano quelli che, avendo ricevuto il dono della diversità, attraverso l’umorismo, la follia e l’imprevedibilità avevano sempre un punto di vista differente e così, per distinguersi, camminavano al contrario rispetto agli altri.»

Ah bimba, bimba.

Lo bisbiglia mentre dà una boccata profonda alla sigaretta.

Mi sembra che gli tremino leggermente le labbra ma forse me lo immagino perché sorride.

Ho fatto sciogliere tutto, che coglionata.

Lo dice, mentre recupera quel che resta del ghiacciolo.

Torniamo a Bari, bimba.

Allora, arrivai con il mal di mare nell’ufficio del direttore del carcere, cinque di quelli che mi accompagnavano si frapposero tra me e lui, gli altri cinque ce li avevo intorno. Per allungargli il telegramma dovetti fare il contorsionista.

Lui lo lesse e tra le selve di energumeni sentii solo la voce. «Grazie al cazzo, Vallanzasca. E allora?»

Se lo avessi acchiappato gli avrei strappato gli occhi ma erano troppi e marcantoni quelli che mi scortavano, non riuscii nemmeno ad avvicinarmi. Mi riportarono di peso oltre i cinque cancelli che mi separavano da quell’infame.

Ma non potevo stare fermo ad aspettare, qualcosa dovevo inventarmi per andare da mio figlio.



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