Milan nel cuore (Italian Edition) by Francesco Caremani

Milan nel cuore (Italian Edition) by Francesco Caremani

autore:Francesco Caremani [Caremani, Francesco]
La lingua: eng
Format: epub
pubblicato: 2017-09-02T22:00:00+00:00


CEsARE mAldINI

Il Capitano di Wembley

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Nel corso di un’intervista televisiva, con gli occhi che gli bril-lavano smarrendosi nel ricordo, affermava che “quel calcio” era semplicemente meraviglioso. Quel calcio lo giocava il suo Milan nei primi anni Sessanta, anni di boom a Milano e in tutta Italia, anni d’oro, in cui i rossoneri, prima squadra italiana a riuscire nell’impresa, conquistavano la Coppa dei Campioni, trofeo fino ad allora appannaggio delle grandi del calcio iberico (soprattutto il Real Madrid, poi il Benfica di Eusebio, che sottrasse lo scettro ai madridisti prima di uscire sconfitto dallo stesso Milan nella finale di Wembley del 1963). “Tutto era bello, in quegli anni Sessanta.

E vincere, con quel Milan dai tanti campioni, contro avversari che a loro volta hanno scritto la storia del calcio, fu un’emozione indimenticabile. Oddio, magari un giocatore che vince oggi la Champions League fra quarant’anni dirà le stesse cose”.

Ma i ricordi di Cesare Maldini scavano molto più in profondità, fino agli anni Cinquanta, anni in cui lui, triestino purosangue, esordiva in serie A con la maglia alabardata. “Era il 1953. Mi fece esordire Nereo Rocco, al quale mi legano tantissimi ricordi esaltanti. Ma andrei con ordine. In quel 1953 giocai una sola partita; l’anno successivo invece ero diventato ormai titolare”.

Un signor titolare, viene da aggiungere, tanto che il Milan si accorse di lui e lo acquistò per la stagione successiva.

“E pensare che il Milan ci rifilò delle batoste terrificanti, roba da 4-0, 6-0. . Ma credo che ai rossoneri piacesse il mio modo di giocare da difensore. Non ero uno di quelli che spazzano l’area, cercavo sempre e comunque di giocare la palla. E ciò si sposava alla perfezione con la filosofia di gioco del Milan, in cui militavano campioni del calibro di Liedholm e Schiaffino, interpreti perfetti di quel calcio danubiano predicato da grandi allenatori della scuola ungherese quali Lajos Czeisler e Bela Guttmann”.

Non per niente in quegli anni imperversava la Grande Ungheria, moralmente vincitrice dei Mondiali 1954.

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“Vincitrice e dominatrice. Purtroppo solo moralmente, per via della finale persa contro i tedeschi. Una sconfitta clamorosa che trovò forse spiegazione alcuni giorni dopo, quando mezza squadra campione fu colta da un attacco d’itterizia. Comunque sia, quello magiaro era il calcio che andava per la maggiore, nel dopoguerra, così come negli anni Settanta si sarebbe imposto il modello olandese. E qui tornerei al concetto del calcio meraviglioso, un calcio in cui sempre si giocava la palla”.

Talvolta anche troppo, forse, a giudicare da certe sue giocate passate alla storia come ‘maldinate’.

“Le maldinate, certo. Ci stavano anche loro. Ma non era un motivo per scoraggiarmi, tanto più che allora si giocava con minor esasperazione, anche il pubblico di San Siro preferiva applaudire i miei ‘numeri’ quando mi riuscivano, mettendo in conto qualche errore che veniva accolto con benevolenza”.

Anche perché quello era un Milan vincente: sono in tutto quattro gli scudetti conquistati da Cesare Maldini fra il 1954 e il 1962, bottino coronato dalla Coppa dei Campioni di cui sopra.

“Alla quale va aggiunta una Coppa Latina che conquistammo nel 1956.



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