Mongolia. La terra degli inseguitori di nuvole by David Bellatalla

Mongolia. La terra degli inseguitori di nuvole by David Bellatalla

autore:David Bellatalla [Bellatalla, David]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788899932220
Google: wj5lDwAAQBAJ
editore: Oltre
pubblicato: 2018-07-16T22:00:00+00:00


La Uaz è la jeep più essenziale del mondo, persino un pastore nomade con un minimo di esperienza e tre utensili, dico tre, a disposizione, è in grado di rimettere in moto il fuoristrada russo, sia che si trovi nel deserto del Gobi che sulle sperdute montagne degli Altai.

Il nostro pilota conosce ogni angolo della città dove comperare viveri e generi di prima necessità che abbiamo deciso di portare con noi in questo viaggio verso oriente, verso la terra dei Buriati.

I negozi sono praticamente invisibili. Non un’insegna, non un cartello pubblicitario, non un minimo segnale che faccia sospettare la presenza di un delguur3.

Hakkola, ennesimo soprannome appioppato da Dino, ci ha fatto risparmiare tempo e denaro procurandoci tutto ciò di cui avevamo bisogno per il nostro viaggio, e naturalmente è entrato nelle grazie del mio fido compare che ha già annotato il suo indirizzo nell’agendina rossa dei nomi “un giorno mi potrebbe essere utile contattarti”, agendina segreta nella quale una volta ho sbirciato e ho visto nomi di residenti alle isole Fiji, Città del Capo, Timbuctù, Boston, Tel Aviv, Yokohama, Orio al Serio, Riomaggiore e tanti altri.

Choibalsan è la cittadina capoluogo della provincia del Dornod. Il check-post all’entrata della città è ormai uno scheletro abbandonato, dove palizzata e sbarra sono state divelte. Un altro segno di un grande cambiamento in atto nei riguardi delle aree rurali e del nuovo regime di liberalizzazione in atto in tutto il paese.

La nostra meta è l’ufficio della Croce Rossa. Merito del mio compagno quello di saper cogliere occasioni al volo ogni qual volta esse si presentino. Una lettera di raccomandazioni dall’ufficio centrale della Croce Rossa di Ulan Bator corrisponde a un voucher per vitto e alloggio gratuito in queste periferie del mondo.

Gli edifici del centro sono monoblocchi che ricordano le casette che costruivo da bambino con i tasselli del Lego. Tutte uguali, anonime, circondate da gigantesche tubature dell’acqua fasciate con coibentazioni fatiscenti, che ogni cento metri formano strani ghirigori per evitare il problema della rottura a causa delle dilatazioni e contrazioni dovute alla forte escursione termica. Edifici i cui portoni e androni, spesso privi d’illuminazione elettrica, sembrano luridi tuguri e spesso vengono utilizzati come toilette da ubriaconi e senzatetto. Strade piene di buche che costringono le auto a interminabili gimcane. Desolazione che tinteggia la quotidianità della cittadina più importante dell’est del paese. Dopo l’ennesima indicazione, “prima a destra, poi a sinistra, poi… vedetevela da voi”, arriviamo.

Il centro della Croce Rossa è un lungo edificio grigio di un solo piano che mi ricorda le scuole in eternit dove avevano infilato la mia classe delle elementari a causa della mancanza di aule nell’edificio principale.

La signora Tzerin è la responsabile del centro. Un metro e sessanta per centodieci chili, un pilone, una prima linea ideale per il pacchetto di mischia della nazionale di rugby. Veste un abito floreale inverosimilmente identico alle tende della camera di mia sorella. Ha occhi dolcissimi e dopo aver letto con attenzione la lettera procurata dal buon Dino, ci offre una tazza di tè,



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