Moriremo tutti, ma non oggi by Emily Austin

Moriremo tutti, ma non oggi by Emily Austin

autore:Emily Austin [Austin, Emily]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Blackie


PARTE TERZA

Tempo ordinario

«Ho litigato con i miei genitori» racconto a Jeff attraverso la grata che ci separa nel confessionale ombroso.

Jeff mi ha chiesto di andare a confessarmi. Cosa che si verifica quando i cattolici se ne stanno seduti in uno sgabuzzino con un prete e ammettono tutto ciò che hanno fatto di male nella loro vita. Per entrare qui dentro sono dovuta passare dietro una tenda rossa. La cabina in sé è riccamente ornata. L’esterno è ricoperto di piccole stelle e croci intagliate. L’interno, invece, è troppo buio per capire se ci sono incise decorazioni anche lì. Sfioro le pareti con le dita per vedere se riesco a percepirle.

Non ero particolarmente entusiasta di condividere le mie dissolutezze con il mio datore di lavoro, ma ho intuito che Jeff ci teneva e quindi mi sembrava maleducato rifiutare. Oltretutto, mi sento in colpa per aver litigato con i miei genitori riguardo a Eli, quindi mi dico che potrei anche sperimentare la confessione come soluzione per liberarmi dei sensi di colpa.

Finora non l’ho trovato molto d’aiuto.

Ovviamente, ho deciso di omettere molti dei miei peccati. Per confermare il mio status di cattolica e di dipendente di questa parrocchia, per esempio, ho preferito non dichiarare di essere un’avida, gay, atea, pigra bugiarda.

«Ho litigato anche con mio fratello» confesso.

Io e Jeff rimaniamo seduti in silenzio mentre scavo nella mia mente in cerca di altri peccati che mi sento a mio agio condividere.

«Ho mangiato del maiale… È peccato?»

«No. Non per noi» precisa Jeff.

~

Come penitenza, Jeff mi ha detto di recitare cinque Ave Maria, tre Padre Nostro e di chiamare i miei genitori. Non conosco le parole né di una preghiera né dell’altra, e non ho chiamato i miei genitori. Di solito, quando all’interno della mia famiglia scoppiano conflitti del genere, ci allontaniamo l’uno dall’altro finché il motivo del contendere diventa solo un vago ricordo e possiamo far finta che non sia mai accaduto nulla. In questo caso, è ancora troppo presto. Vorrei sentirli per chiedere se Eli sta bene, ma ho paura di farlo. Continuo a tirare fuori il cellulare per chiamarli, ma poi lo rimetto via.

Quando è nato Eli, avevo quattro anni. Non sapevamo se sarebbe stato un maschio o una femmina. Io speravo che fosse una femmina. Ero convinta che maschi e femmine facessero parte di fazioni opposte e che, se fosse stato un maschio, mi avrebbe costretta a guardare programmi televisivi da maschio. Alla sola idea tremavo ogni volta che partiva una puntata delle Tartarughe Ninja oppure di Mighty Machines.

Ricordo che, il giorno in cui è nato Eli, mio padre è venuto a recuperarmi all’asilo e mi ha portata all’ospedale. Mi ricordo di aver scrutato la sua faccina rugosa premuta contro l’ascella di mia madre e di aver chiesto in tono serio: «Ma è un maschio o una femmina?».

Mia madre ha risposto: «È un maschietto e si chiama Elijah».

Eli non mi ha mai costretta a guardare programmi televisivi da maschi. Gli piacevano gli stessi cartoni animati che piacevano a me.

Eli non risponde ai miei messaggi da Natale.



scaricare



Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.