Né coloni né nativi by Mahmood Mamdani

Né coloni né nativi by Mahmood Mamdani

autore:Mahmood Mamdani [Mamdani, Mahmood]
La lingua: eng
Format: epub
editore: Meltemi
pubblicato: 2023-05-05T07:38:22+00:00


3.5. L’apartheid è finita?

In Sudafrica oggi c’è poca angoscia per i risultati della TRC. L’attenzione si concentra sui difetti della CODESA, in particolare sul suo fallimento nel raggiungere un Paese socialmente più giusto. Ho una risposta complessa a questa critica. L’aspettativa che la fine dell’apartheid avrebbe dovuto portare alla giustizia sociale ignora il contesto politico della transizione. Il prerequisito politico per ottenere la giustizia sociale sarebbe stato una rivoluzione, ma questa non era un obiettivo raggiungibile dato l’equilibrio delle forze. Ci fu invece una situazione di stallo tra le forze che sostenevano e quelle che si opponevano all’apartheid, che fu rotta attraverso un accordo di compromesso.

Se invece l’aspettativa è che la giustizia sociale avrebbe dovuto avere un posto di rilievo nell’agenda del Sudafrica post-apartheid, allora la critica è giustamente posta. C’era molto di più da realizzare dopo la transizione. La CODESA ha mantenuto l’integrità delle proprietà accumulate dai bianchi durante l’era dell’apartheid, mentre la TRC ha difeso quella scelta descrivendo l’apartheid non come un sistema in cui un potere razziale ha privato dei diritti e ha espropriato una maggioranza razziale, ma come un insieme di violazioni dei diritti umani compiute da una piccola minoranza di singoli autori.

Alcuni, come Robert Meister, spiegano questa situazione sostenendo che la transizione ha messo così da parte le speranze degli oppositori dell’apartheid. La sua affermazione è che la transizione, mascherata nel linguaggio dei diritti umani, è stata una reazione controrivoluzionaria alla crescita e al consolidamento delle forze antiapartheid, il cui effetto è stato quello di preservare e rafforzare i benefici dell’apartheid per i bianchi, anche in assenza di una politica di apartheid ufficiale327. Questa è una critica ben fondata. Dopotutto, poiché la TRC ha assolto i beneficiari dell’apartheid, ha lasciato la stragrande maggioranza dei sudafricani bianchi senza alcuna ragione per credere di avere una responsabilità verso i meno fortunati. Se la TRC avesse invece educato i bianchi, avrebbe potuto portare a casa la necessità morale e politica della giustizia sociale. Avrebbe potuto mostrare che la riforma politica che aveva portato alla fine dell’apartheid giuridica difficilmente avrebbe retto in assenza di una riforma sociale mirata a un equo benessere e a pari opportunità.

Meister ha ragione su ciò che la transizione non ha realizzato, ma dimentica i suoi successi. Il risultato della lotta anti-apartheid è stato quello di creare un nuovo ordine politico. Ritenerla responsabile del fallimento nel creare un nuovo ordine sociale è non capire il movimento e i suoi limiti. Non nego il fatto che i beneficiari dell’apartheid se ne siano andati con guadagni illeciti. Ma questa non era l’intera storia, e direi che non c’era alcuna possibilità pratica di mettere sotto accusa i beneficiari. L’educazione dei beneficiari bianchi era possibile e l’amnistia per loro non era necessaria. Ma la responsabilità legale per tutti i beneficiari non fu mai un’opzione praticabile.

La mia obiezione di base ad argomenti come quello di Meister è che ciò che è successo in Sudafrica dovrebbe essere visto non come una rivoluzione sociale bloccata, ma come la più ampia e lungimirante transizione verso l’indipendenza politica nel mondo coloniale.



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