Non c'è sicurezza senza libertà by Mauro Barberis

autore:Mauro, Barberis [Barberis, Mauro]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Filosofia, Saggi
ISBN: 9788815332776
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2017-09-14T22:00:00+00:00

3.5. Una risposta (anche) giuridica

Una possibile risposta giuridica alle derive istituzionali dell’Undici Settembre – una risposta che si aggiunga a, e non surroghi la, risposta politica – ha un largo spazio nella letteratura statunitense, specie liberal. Basti pensare ai lavori di Fiss, Ackerman, Sunstein, largamente usati anche in questo libro. Ma tale risposta è sempre avanzata con multiple riserve mentali: riserve che retoricamente indeboliscono gli argomenti, e logicamente si escludono a vicenda.

Prendiamo le due riserve principali, che chiamerò dell’inefficacia e dell’illegittimità. Quanto all’inefficacia, i giudici possono intervenire solo in seconda battuta, dopo che gli esecutivi e, nei casi migliori, i legislativi, hanno provveduto all’emergenza. Il caso di Guantánamo basterebbe a mostrare che le corti non hanno affatto l’ultima parola: a volte neppure la penultima. Esecutivi e legislativi possono sempre modificare o, al limite, riapprovare in forma costituzionale, i provvedimenti annullati o disapplicati dai giudici.

Se le cose stanno così, però, com’è possibile ventilare la illegittimità dell’intervento giudiziale, à la Waldron, agitando il vecchio spauracchio del governo dei giudici? I giudici non potrebbero governare neppure se lo volessero; dunque, non c’è uno straccio di ragione, né di fatto né di diritto, per impedir loro di esercitare le loro funzioni di controllo. Ai tempi di Mani Pulite, in Italia, si contestò l’attivismo giudiziale parlando di circo mediatico-giudiziario fra scandalismi giudiziale e mediatico[50].

Ma forse quel circo fu solo la parodia di una funzione essenziale svolta dalla magistratura e dai media: il controllo sul government (esecutivo e legislativo), reso di solito poco più efficace, benché in sé pur sempre inefficace, dalla sua dimensione internazionale. Sia le corti sia i media, infatti, formano una rete globale, che forse non controlla affatto, ma certo permette di rendere meno opaco il funzionamento dei governi e della stessa governance, con il suo intreccio fra politica ed economia[51].

Comunque, il testo più rappresentativo delle reazioni giuridiche alle regressioni post-Undici Settembre è un lungo saggio pubblicato su internet nel 2005 da Michel Rosenfeld: giurista al quale le origini francesi conferiscono una visuale meno Usa-centrica di altri[52]. Gran parte del lavoro analizza sei casi di bilanciamento – in senso stretto ed esplicito – fra libertà e sicurezza operati dalle corti supreme statunitense, israeliana e britannica[53]. Ci torneremo fra poco; ma altrettanto interessanti sono le seguenti tripartizioni.

3.5.1. La prima tripartizione di Rosenfeld distingue tempi ordinari, tempi di guerra e times of stress, questi ultimi esemplificati dal post-Undici Settembre. Come gran parte dei giuristi liberal statunitensi, cioè, anche Rosenfeld sente il bisogno di ammettere che il nuovo terrorismo post-Undici Settembre è un fenomeno inedito, che richiede soluzioni nuove. Salvo insistere che si deve trattare di soluzioni giuridiche, controllabili dalle corti, e non solo politico-militari e incontrollabili, come preteso dall’amministrazione Bush.

In realtà, adottando questo punto di vista, Rosenfeld finisce per accettare il punto di vista della guerra al terrore, adottato dall’amministrazione, al fine di escludere qualsiasi controllo giuridico sul proprio operato. Certo, dal nuovo terrorismo di al-Qaida si è sviluppata, anche per errori occidentali, una vera e propria guerra all’Isis. Ma non si capisce cosa impedisca

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