Novantotto by Valerio Cervetti

Novantotto by Valerio Cervetti

autore:Valerio Cervetti [Cervetti, Valerio]
La lingua: eng
Format: epub
ISBN: 9788831929974
editore: EpiKa Edizioni
pubblicato: 2021-07-12T10:32:15+00:00


IV. Anni Sessanta: la spinta religiosa

Nel mio racconto sono partito dai nonni.

Di nonno Celideo ti ho detto fino alla sua scomparsa. Vorrei dirti di nonno Beppe, ma prima è necessario dipanare il groviglio di quei primi anni Sessanta. Forse groviglio è una espressione esagerata, troppo forte. È vero però che nel passaggio tra le scuole elementari e le medie comincio a rendermi conto che la vita ha le sue complicazioni, sotto traccia ci sono degli elementi che la condizionano e la felicità che si respira quando si è piccoli non è una necessità, non è per sempre. Chi credevi immortale, sempre al tuo fianco, ha rischiato di andarsene. Sono pensieri confusi, ma rimangono lì e c’è qualcuno che contribuisce a tenerli vivi. Può essere addirittura chi ti ha messo al mondo, nella giusta preoccupazione che ci si può trovare di fronte a difficoltà improvvise, non preventivate, e devastanti. La fragilità è entrata nella tua vita e ne avverti un nebuloso sentore, un’ombra che ti sta di fianco e che non è l’angelo custode invocato nelle preghiere. Già, le preghiere.

Bisogna riportarsi a quegli anni, caro Manuel, per capire quanto la religione, quella cattolica, abbia influenzato le vite di noi bambini cresciuti in quel clima, ancor prima che religioso, culturale. La mia era una famiglia di praticanti cattolici, soprattutto mia madre. Non deve meravigliare quindi che fosse lei l’elemento di conservazione nella famiglia. Ti ho già raccontato che il mio arrivo nel mondo è salutato da quel “fiore vago d’amore, luce e sorriso di babbo e mamma” dei Padri Concezionisti. La frequentazione della parrocchia di San Leonardo era avvenuta con il catechismo e la preparazione alla Prima Comunione e alla Cresima. Ho dei ricordi vaghi, se non che il mio zelo, la mia serietà – devo dire molto attenuatasi nel tempo, fortunatamente – mi faceva schivare le sgridate del prete che ci istruiva. Mentre ho ricordi, per esempio, delle messe domenicali che, almeno per quei primi anni, non avvenivano sempre nella chiesa di San Leonardo. Ricordo delle atmosfere cupe, vagamente lugubri della chiesa a metà di via Garibaldi, l’Oratorio dei Rossi, dove con mio padre seguivo la funzione nel coro, peraltro splendido esempio di arte rinascimentale, le cui tarsie attiravano la mia attenzione. Ritrovavo le stesse atmosfere altre volte, quando andavamo alla messa vespertina nella cripta del Duomo, dove credo che i miei si recassero per la presenza di un predicatore piuttosto famoso, fustigatore dei costumi rilassati che evidentemente cominciavano a interessare, all’epoca, anche il popolo dei fedeli, dei buoni fedeli.

Quando si è piccoli, è del tutto normale, ci sono immagini che si fissano nella mente, in particolare quelle che provocano paura.

Non ho mai capito se però questo fatto sia indotto, o piuttosto un bisogno che ci suggerisce la nostra indole, perché in seguito quelle paure le si possa vincere; insomma null’altro che una prova necessaria alla nostra crescita. Ricordo che all’Oratorio dei Rossi mi dava un senso di inquietudine il grande ovale dipinto che sta nell’abside, giusto sopra di noi e che rappresenta la Trinità.



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