Perché gli uomini fanno la guerra by Bertrand Russell

autore:Bertrand Russell [Russell, Bertrand]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 978-88-99271-39-8
editore: Piano B edizioni
pubblicato: 2015-04-06T21:00:00+00:00

L’EDUCAZIONE

Nessuna teoria politica può dirsi adeguata se non è applicabile ai bambini così come agli uomini e alle donne. I teorici sono per lo più senza figli, o se li hanno si guardano bene dalle noie che potrebbe provocare loro la confusione giovanile. Alcuni di loro hanno scritto libri sull’educazione, ma di solito senza avere in mente, mentre li scrivevano, la realtà di alcun bambino. Quei teorici dell’educazione che hanno conosciuto i bambini, come gli inventori del kindergarten e del sistema Montessori12, non sempre hanno realizzato a sufficienza che la mèta definitiva dell’educazione è quella di riuscire a proporre con successo un’istruzione avanzata. Io non ho una conoscenza tale dei bambini o dell’educazione che mi possa indicare quali mancanze ci siano negli scritti degli altri. Ma alcune questioni, che riguardano l’educazione come istituzione politica, sono coinvolte in ogni speranza di ricostruzione sociale e, di solito, non sono considerati da chi espone teorie pedagogiche. È di tali questioni che vorrei discutere.

Il potere dell’educazione nella formazione della personalità o delle opinioni è molto grande e universalmente riconosciuto. Le credenze genuine – ma non sempre i precetti professati – dei genitori e degli insegnanti sono assorbite quasi inconsciamente dalla maggior parte dei ragazzi; e anche se più tardi essi si allontanano da queste idee, qualcosa di esse rimane profondamente radicato in loro, pronto a riemergere in un momento di stress o di crisi. L’educazione, generalmente, è l’arma più potente al servizio di ciò che esiste contro ogni mutamento fondamentale: le istituzioni minacciate, finché sono ancora potenti, si difendono con la macchina dell’educazione e impongono il rispetto per la loro superiorità nei cervelli malleabili dei giovani. I riformatori ribattono cercando di soppiantare gli oppositori dalla loro posizione di forza. Ma i bambini non sono considerati né da una parte né dall’altra: sono visti come meri oggetti da reclutare in un esercito o nell’altro. Se i bambini stessi fossero davvero considerati, l’educazione non mirerebbe a farli appartenere a questo o a quell’altro partito, ma a metterli in condizioni tali da scegliere con intelligenza una parte o l’altra; mirerebbe a metterli nella condizione di pensare, e non nella condizione di pensare ciò che pensano i loro maestri. L’educazione come arma politica non esisterebbe se i diritti dei bambini fossero rispettati. Se rispettassimo i diritti dei ragazzi, li educheremmo in modo da dar loro le conoscenze e la mentalità necessarie per formarsi opinioni indipendenti; ma l’educazione come strumento politico si sforza di formare le abitudini e circoscrivere la conoscenza in modo tale da rendere inevitabile un certo tipo di idee.

Giustizia e libertà, i due princìpi che coprono gran parte della necessaria ricostruzione sociale, da soli non bastano laddove è coinvolta l’educazione. La giustizia, intesa letteralmente come parità di diritti, non è ovviamente pienamente possibile per quanto riguarda i bambini. In quanto alla libertà, essa, innanzitutto, è essenzialmente negativa: condanna tutti i possibili ostacoli alla libertà, ma non fornisce un principio positivo di costruzione. Ma l’educazione è essenzialmente costruttiva, e richiede una concezione positiva di ciò che costituisce una vita degna e buona.

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