Piccole morti by Ivana Sajko

Piccole morti by Ivana Sajko

autore:Ivana Sajko [Sajko, Ivana]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Voland
pubblicato: 2024-07-10T22:00:00+00:00


***

Quando ritornò la prima volta, correva, sul momento non la riconoscemmo nella massa di gente e valigie sparse accanto al treno arrivato dalla Germania, mi aspettavo di vedere il maglioncino rosa e la gonna grigia con cui era partita, il resto non ero capace di immaginarlo, ma lei era ritornata vestita di blu portandosi dietro una grande valigia che nella corsa la sbilanciava, fu la prima cosa che notammo, un corpo in movimento che diventava sempre più grande e man mano che si avvicinava assumeva le sembianze del viso affannato di nostra madre, non ci fu il tempo di osservarlo più nel dettaglio perché un attimo dopo si era già infilato tra le nostre due facce, sembrava proprio come quando ci aveva lasciati un anno prima, bagnato di lacrime, abbracciava uno e poi l’altro e poi entrambi, e noi ci appendevamo alle sue spalle e alla borsa come cuccioli di un grosso cane inconsapevoli delle proprie dimensioni, lei piangeva, noi sorridevamo, “finalmente, finalmente, finalmente” ripeteva, poi ci avviammo verso casa della nonna, dove nei giorni a seguire avremmo condiviso tutti la stanza da ragazza della mamma, osservò che eravamo cresciuti e diventati dei veri ragazzini, ci disse che eravamo la sua gioia e la sua vita e ci chiese come andava a scuola e se avevamo sentito papà, “no”, poi ci baciò e abbracciò ancora, ci chiamò nel letto con lei e ci fece le coccole finché non ci addormentammo stretti al suo corpo morbido, al mattino sussurrava di nuovo che eravamo la sua gioia e la sua vita e che non riusciva a credere che non avessimo mai sentito papà, “no”, allora ci abbracciava ancora più forte perché non vedessimo i suoi occhi rossi di lacrime, parlava di sé in terza persona, ad esempio “non c’è cosa più difficile per una madre che lasciare i figli” oppure “una donna senza marito non può contare sull’aiuto di nessuno” oppure “si soffre sempre in un paese straniero”, ci raccontò che le notti erano il momento peggiore, viveva con diverse altre donne che lavoravano nella stessa fabbrica, andavano a letto presto, perché si alzavano prima dell’alba, e anche se il corpo era stanco, non riusciva ad addormentarsi, ascoltava il respiro delle sue coinquiline, come si voltavano nel letto o chiacchieravano nel sonno, la sua testa al buio si riempiva di domande, stavamo bene?, eravamo in salute?, saremmo entrati nelle tute che ci aveva comprato o eravamo cresciuti troppo? e ci aveva... forse... comunque... chiamato papà?, ma fra tutte le domande quella che la tormentava di più era se anche lei fosse mancata a noi, ci mancava terribilmente, tanto da sentire una stretta al petto?, così si confidò con noi e noi ancora come cuccioli le saltammo addosso e scodinzolammo confermando che ci era mancata terribilmente e tanto e che avevamo davvero sofferto, e che anche per noi le notti erano il momento peggiore, allora ci baciava raggiante sul naso sulle labbra sugli occhi, ci faceva il solletico e rideva come se non



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