Questo gioco di fantasmi by Joe Simpson

Questo gioco di fantasmi by Joe Simpson

autore:Joe Simpson [Simpson, Joe]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Corbaccio
pubblicato: 2021-09-15T19:25:11+00:00


Rissa a Brunswick Street

Mi ero perso di nuovo. La spazzola del tergicristallo passava e ripassava muta sul vetro. Guardai dal finestrino posteriore, uno spicchio di vetro rigato di pioggia tra due altoparlanti enormi, ma non si vedeva nulla. Una pausa nel nastro segnò un attimo di silenzio. Abbassai il finestrino e sporsi fuori la testa. Ero fermo in una strada buia, tra due ali di case di mattoni scuri. Sull’asfalto lucido di pioggia la luce dei fari luccicava d’argento. Da uno dei night giungeva il basso ritmato del reggae. La lama di luce di un’auto attraversò l’incrocio davanti a me. Cercai di vedere se era John. Lo avevo perso all’ultimo semaforo.

«Sarà già alla festa, quello», mormorai tra me, asciugandomi le gocce di pioggia dal viso.

La ragazza era ferma sulla soglia del pub. Dalla porta aperta dietro la cortina di pioggia la luce inondava il marciapiede formando un alone chiaro attorno alla figura. Accostai e mi sporsi dal finestrino.

«Sai dov’è Brunswick Street, bella?» Non parve aver udito. Mi chinai a spegnere il registratore. Quando tornai a guardar fuori la vidi accanto allo sportello, china sul finestrino aperto.

Sul viso cereo, rigato di pioggia, spiccavano le labbra pesantemente segnate di rosso. Notai due foruncoli sulla striscia di pelle nuda tra la cintura della minigonna e il top aderente. Aveva cosce grasse e bianche, striate di venuzze. Sotto l’orlo della gonna si intravedeva il balenio delle mutandine gialle.

«Dieci sterline e niente pompini», disse.

«Eh? No, io... volevo sapere dov’è Brunswick...»

«Ah, sei uno di quei rompipalle che chiacchierano», disse lei con disprezzo.

«No, io...»

«E allora perché cazzo mi fai perdere tempo?» Si rialzò e se ne andò.

«Vaffanculo, bella», urlai ingranando la prima. La musica esplose dagli altoparlanti. Vidi che alzava il medio e risposi con una smorfia.

Brunswick Street, lo scopersi quando finalmente ci arrivai, era nel cuore del quartiere di Bloomhall, il più malfamato quartiere di Sheffield. Parcheggiai dietro l’auto di John osservando le gocce di pioggia che esplodevano sul parabrezza. Quando spensi il registratore mi giunse soffocata l’eco della festa. Riconobbi il ritmo del reggae mentre chiudevo la portiera.

Sotto un lampione in fondo alla strada stazionavano due ragazze in minigonna e giacchetta succinta, le braccia strette al petto per difendersi dal freddo umido di quella sera di inizio primavera. Mi venne in mente il Bruto dello Yorkshire, che era stato arrestato proprio da queste parti. Un’auto accostò. Seguì una rapida conversazione tra il conducente e una delle ragazze. Lei disse qualcosa guardandosi attorno, pronta a far finta di nulla se vedeva passare la polizia. L’uomo non si distingueva, era un’ombra scura dentro l’abitacolo. Si vide solo il balenare breve di una mano sotto la luce, mentre discutevano il prezzo. La ragazza esitò, si volse verso la compagna come a chiedere aiuto. L’altra si strinse nelle spalle, con aria indifferente. Non erano fatti suoi.

La ragazza aprì la portiera, scivolò dentro. L’auto ripartì con un luccichio di fari sull’asfalto. La compagna tornò sotto il lampione e si accese una sigaretta tra le mani a coppa. Forse si era accorta che avevo seguito la scena perché mosse verso di me a testa alta, con aria di sfida.



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