Sand – Il tesoro delle dune by Hugh Howey

Sand – Il tesoro delle dune by Hugh Howey

autore:Hugh Howey
La lingua: ita
Format: epub
editore: Fanucci Editore
pubblicato: 2023-09-18T00:00:00+00:00


30

Nella notte stellata

Palmer

Quando Palmer arrivò, non c’era il sole ad attenderlo. Nessuna persona o accampamento. Solo il vasto e ingioiellato cielo del deserto.

Piccoli sorsi di quell’aria passarono attraverso le sue labbra ricoperte di sabbia, andando a riempire i polmoni assetati. Si sdraiò sulla schiena, boccheggiando, e la sabbia prese ad ammucchiarsi contro uno dei suoi fianchi, a riempire l’orecchio esposto al vento, mentre egli respirava nel modo rumoroso, faticoso e riconoscente di un neonato.

Il suo amico Hap giaceva senza vita accanto a lui, parzialmente sommerso dalla sabbia. Da qualche parte, percependo quel nuovo odore, un cayote ululò, e il vento scivolò sulle dune, sibilando come mille serpenti.

Palmer raschiò la sabbia dalla lingua usando i denti. Sputò la graniglia e, assieme a essa, fluidi preziosi. Si voltò verso Hap, la cui spalla e ginocchio spuntavano dalla duna. Anche uno stivale fuoriusciva dalla sabbia, ma non si trovava dove avrebbe dovuto. Sulla spalla si intravedeva la tracolla della borraccia. Esausto ma assetato, Palmer infilò una mano sotto la sabbia e fece fluttuare Hap fino a riportarlo del tutto in superficie. Con un beep, il visore segnalò la batteria scarica. La muta stava per spegnersi.

Provò a sfilare la borraccia, ma era aggrovigliata, quindi prese il coltello sporco di sangue e ne tagliò la tracolla. Era piena per un quarto. Era troppo debole per pensare a razionarla, perciò fece dei profondi sorsi. L’acqua bruciava nelle spaccature delle labbra. Lo stomaco prese a brontolare, come se fosse sorpreso di avere qualcosa da fare. Palmer avvitò il tappo e sedette con la schiena rivolta contro il vento, osservando l’amico morto.

Notò che non era la tracolla della borraccia a essere aggrovigliata. Era il corpo di Hap. Palmer si portò una mano alla bocca. Il brontolio del suo stomaco si acuì, e temette di poter rimettere quel poco di liquido che aveva appena assunto. La gamba di Hap era ripiegata all’indietro. Il punto in cui s’incontrano anca e bacino ritorto nel verso sbagliato. Un braccio era spezzato in due, l’osso bianco puntava dritto verso le stelle. Palmer cercò di trovare una spiegazione. Aveva già visto dei corpi intrappolati nella sabbia, bloccati in un silenzioso e pacifico riposo. Ma non era quello il caso. Hap aveva subìto una morte violenta. Mentre gli indizi cominciavano a combaciare, la sua mente turbinava senza sosta. Il suo trasponder era in una tasca a rete sulla coscia dell’amico. Palmer l’aveva trovato a cento metri di profondità, sul fondo di quel pozzo scavato dagli uomini di Brock, proprio da dove aveva avuto inizio la loro immersione. Dopotutto, Hap ce l’aveva fatta.

Forse le pareti di quello strano traforo avevano ceduto. Forse Hap era tornato troppo tardi, quando ormai li avevano dati per spacciati e, nel richiudere il pozzo, le pareti si erano abbattute su di lui. Ma non poteva essere andata così, altrimenti tutto il corpo avrebbe riportato dei danni. Hap, invece, era stato colpito su un fianco. Una caduta. Una brutta caduta.

Il visore avrebbe svelato l’intera storia. Ma quello di Hap era scomparso. Il visore aveva di certo registrato tutta l’immersione.



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