Se solo il mio cuore fosse pietra by Titti Marrone

Se solo il mio cuore fosse pietra by Titti Marrone

autore:Titti Marrone [Marrone, Titti]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858845783
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 2022-01-11T09:51:44+00:00


15

I randagi dell’orfanotrofio e del convento

La pesca campeggiava già da un paio di giorni su un piatto posto al centro della tavola. Vellutata, succosa, invitante. L’aveva colta personalmente sir Benjamin nel frutteto, precisando che era per Magda Liberman, la bambina di dodici anni arrivata nel secondo gruppo con Hedi e Fritz Friedman, di otto e sei. Quando il benefattore di Lingfield l’aveva messa davanti alla ragazzina con la testa rasata e lo sguardo penetrante, così magra da provocare struggimento in chiunque la guardasse, lei l’aveva fissata con intenso desiderio, ma non aveva osato toccarla, abbozzando solo un cenno di ringraziamento all’indirizzo di sir Benjamin. Anche se capiva ancora poco l’inglese, e come i due bambini al suo seguito parlava solo ungherese, aveva chiaro che la pesca fosse una premura riservata a lei, ma non sembrava disposta ad accettarla. Non se qualcuno non avesse provveduto a trovare una pesca per ciascuno degli altri due, Hedi e Fritz. Con la conseguenza che due giorni dopo il frutto marcì, finendo nella spazzatura.

Sir Benjamin era una presenza discreta e silenziosa nel cottage, e come aveva promesso si limitava a qualche sporadica uscita dall’appartamento che aveva mantenuto per sé al primo piano, sul retro. Per lo più lo si vedeva trafficare nella serra con i suoi fiori. Ogni tanto portava qualche giocattolo e solo allora entrava nell’ampia parte della casa destinata ai bambini. A volte ne invitava qualcuno a fare un giro sul pony custodito nel recinto dei cavalli. La mattina in cui Oscar Friedmann aveva accompagnato il gruppo con Magda, Hedi e Fritz, lo aveva colpito l’aria guardinga con cui quei tre se ne stavano appartati rispetto agli altri. Rapati a zero per via dei pidocchi, portavano i segni della scabbia e della tigna. Aveva subito notato Hedi, che a soli otto anni si era caricata sulle spalle il fratello di sei, Fritz, incapace di camminare per via di una gamba offesa dalla poliomielite e protetta dall’apparecchio a staffe di legno e metallo. Né a sir Benjamin era sfuggito che Magda, la maggiore, teneva sotto rigoroso controllo tutti e due sgridandoli in ungherese se non le obbedivano subito, con una severità che con una certa frequenza veniva abbinata a sonori scappellotti. Aveva notato la perentorietà con cui il giorno del primo pranzo la ragazzina, quando si erano seduti a tavola, aveva impedito loro di servirsi dal grande piatto di portata: li aveva bloccati appoggiando con energia sulle loro teste la mano nel gesto della benedizione ebraica e solo quando ritenne di aver finito una preghiera muta aveva dato il permesso di cominciare. Quando sir Benjamin aveva saputo da Alice che Magda, Hedi e Fritz venivano da un orfanotrofio in Ungheria, il suo interesse per la loro storia era ulteriormente cresciuto. Anche ai due figli di sua sorella, che aveva sposato un ricco commerciante di tessuti di Budapest, era toccata una sorte simile. Lui sapeva che cosa c’era dietro quegli sguardi. E osservando quei bambini ungheresi, non poteva evitare di ripensare ai suoi nipoti.

Una domenica mattina di quell’estate del 1946 decise di rimandare la cura delle sue orchidee.



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