Socrate by Roberto Radice

Socrate by Roberto Radice

autore:Roberto Radice [Radice, Roberto]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Pelago
pubblicato: 2024-04-10T22:00:00+00:00


Tutto il dialogo è un esempio della dialettica socratica, anche se per il rifiuto di Eutifrone che se ne va anzitempo – perché frastornato dalle domande del filosofo – viene a mancare la parte maieutica e costruttiva. In verità nella strategia di Socrate lo stato di confusione di Eutifrone non ha niente di negativo, ma corrisponde alle doglie della partoriente che sta per dare alla luce il proprio figlio: in tal senso segna lo spartiacque fra la parte distruttiva dei pregiudizi e degli errori e la parte costruttiva della verità. È insomma il momento in cui l’interlocutore cambia rotta come risulta da questi passi, che da punti di vista diversi, ma convergenti, espongono il suo stato d’animo.

«O Socrate, sapevo, ancor prima di incontrarti, che tu non fai altro che dubitare e instillare il dubbio negli altri: ora, come mi sembra, mi affascini, mi incanti, mi ammalii completamente, e così mi riempi di dubbi. E mi pare veramente che tu somigli moltissimo alla torpedine marina, tanto nella figura, quanto in tutto il resto: anch’essa, infatti, intorpidisce chi le si avvicina e la tocca: e mi pare che, ora, anche tu abbia prodotto un tale effetto su di me. Infatti, io ho l’anima e la bocca quasi paralizzate e non so più che cosa risponderti: e pensare che più e più volte intorno alla virtù ho tenuto numerosi discorsi e di fronte ad ampio pubblico e, per quanto mi risulta, con grande successo. Ora, invece, non so neppure dire che cos’è. Ottima scelta la tua di non varcare il mare da qui e di non viaggiare! Se tu, infatti, facessi cose simili in altre città, verresti cacciato immediatamente come ciarlatano».

[Menone, 80 a-b]

Nicia: «O Lisimaco, a dire il vero, mi pare che tu conosca Socrate solo attraverso suo padre […], e che, da quando è diventato adulto, tu l’abbia perso di vista».

Lisimaco: «E perché, o Nicia?»

Nicia: «Perché, a quanto mi sembra, tu non sai che chiunque gli stia vicino e si metta con lui a ragionare, quale che sia l’oggetto della discussione, non può evitare di farsi condurre quasi per mano da lui lungo il filo del discorso, fintanto che non ha dato ragione di sé, del suo stile di vita e del suo passato. E una volta che si sia spinto fino a lì, Socrate non lo lascerà andare, se non dopo averlo sottoposto a un vaglio minuzioso e al limite della tortura. Io ho l’abitudine di frequentarlo e so che a questo trattamento non si sfugge, come pure so per certo che non gli sfuggirò neppure io perché, caro Lisimaco, io ho piacere a star con lui, e ritengo sia una fortuna disporre di qualcuno che ci ricordi che la nostra vita e la nostra attuale condotta non sono corrette; così siamo inevitabilmente indotti a essere più avveduti per l’avvenire, disposti […] a imparare sempre fino a che c’è vita, senza pretendere che con la vecchiaia ci abbia a venire inesorabilmente anche il senno.

«Questo esame di Socrate non mi è inusuale



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