Tatuaggio 2 by Manuel Vazquez Montalban

Tatuaggio 2 by Manuel Vazquez Montalban

autore:Manuel Vazquez Montalban [Montalban, Manuel Vazquez]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Pepe Carvalho
ISBN: 9788807812293
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 1993-07-14T22:00:00+00:00


19

Si presentò come la signora Salomons. Vedova Salomons, si corresse. Scesero dal belvedere in ascensore. Mentre l'ascensorista seguiva la manovra di arresto, la donna sussurrò a Carvalho in un orecchio:

«È vero che Julio è morto?»

«È quel che pare».

«È orribile».

Sembrava turbata. Uscì di buon passo davanti a Pepe. Lo condusse a una Volvo parcheggiata ai piedi della torre belvedere. Non parlarono durante il tragitto verso il quartiere meno nuovo di Rotterdam. Fermò la macchina in un piccolo viale alberato da cui si scorgeva il flusso del canale all'angolo. La donna aprì la porta a pianterreno di una casa e passarono in un cortile interno erboso dove stavano prendendo il sole delle ragazze in bikini, alcuni giovani con la barba e bimbi biondissimi che giocavano con una palla di gomma. La vedova Salomons aprì la porta del suo appartamento e Carvalho si trovò all'improvviso in una luminosa cucina con tinello. Dalla cucina, una scala saliva verso le stanze superiori. La vedova Salomons fece cenno a Carvalho di accomodarsi su una delle panche che contornavano il tavolo laccato in bianco. Lei fece altrettanto con la panca di fronte. Tra l'uomo e la donna c'era di mezzo il tavolo e, al suo centro, una fruttiera di vimini dove splendeva della frutta mediterranea. La donna sembrava assorta. Non guardava Carvalho. Contemplava ossessivamente una teiera in acciaio sui fornelli spenti.

«È orribile».

«Lei lo conosceva?»

«Molto».

Alzò la testa per guardare il soffitto. Aveva le lacrime agli occhi e un collo bianco, largo ma bello.

«Molto. Molto».

E scoppiò a piangere. Carvalho giocherellò con un pompelmo che senza dubbio era stato lucidato con uno straccio. E altrettanto dovevano aver fatto con le arance e i limoni. Lei alzò di nuovo il viso ricoperto di lacrime e Carvalho affondò i suoi occhi come canini nella magnificenza di quel collo bianco. Ebbe il fugace sospetto che la vedova Salomons avesse studiato in qualche succursale dell'Actor's Studio di Rotterdam. Piangeva come Warren Beatty in Splendore sull'erba. C'era un silenzio totale e la tristezza della signora Salomons stava a un punto equidistante tra il teatrale e il cinematografico. «C'è gente per tutto», pensò Carvalho, e cominciò a sbucciare con le dita un'arancia. La vedova Salomons si alzò per cercargli un piatto dove lasciare la scorza. Carvalho ricordò allora una vecchia boutade di un professore di letteratura francese, Juan Petit: «Immaginatevi che un uomo angosciato da un'opera di Sartre, in piena crisi, senta bussare alla porta. Va ad aprire e trova l'esattore della luce. Se può pagare, bene. Può continuare con la sua angoscia metafisica. Ma se non può pagare, l'angoscia metafisica se ne va a quel paese e gli viene l'altra». Il professore era lucido e angosciante, con quel nebulizzatore di iodio con cui cercava continuamente di frenare gli attacchi d'asma.

«Mi scusi. Sto dando spettacolo».

Carvalho fece un gesto ambiguo che la signora interpretò come un accredito di tempo in cui le si consentiva di sentirsi come uno straccio. Infatti, sprofondò di nuovo nel pianto, questa volta con lacrime pendule, solide, pesanti, spalleggiate dall'agitazione del corpo. Carvalho finì l'arancia e si alzò per lavarsi le mani sotto il rubinetto dell'acquaio.



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