Terra di silenzio by Mauro Mirci

Terra di silenzio by Mauro Mirci

autore:Mauro Mirci [Mirci, Mauro]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Zolfo Editore
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


10. Il gioco degli orari. Solo 14 minuti

Quindi, ragionando in base al quadro degli orari scaturito da tabulati e testimonianze, i giudici concludono che, tra il momento in cui Francesco è stato fatto montare sulla Fiat Brava di Giuseppe e quello in cui viene avvistato al bivio Sitica, dopo aver ucciso Francesco, è trascorsa un’ora, e tutto deve per forza essere avvenuto tra le 20,30 e le 21,30.

A questo punto gli stessi giudici si impegnano in un conteggio dei tempi necessari a Giuseppe per spostarsi da un luogo all’altro (dal punto di prelevamento di Francesco alla stalla, dalla stalla a contrada Bessima, da contrada Bessima all’abbeveratoio, dall’abbeveratoio al bivio Sitica, dove viene visto da Flavia).

Una piccola digressione sulle dichiarazioni di Flavia. Lei viene indagata di reato connesso, per la sua reticenza a rilasciare dichiarazioni testimoniali sull’incontro con Giuseppe che, secondo il cugino Filippo e anche un’amica, Marina, sarebbe effettivamente avvenuto. I giudici credono all’incontro, e gli attribuiscono un’importanza rilevante nel quadro indiziario a carico di Giuseppe. Quell’incontro colloca il ventenne nel luogo giusto, all’orario giusto.

Eppure Flavia tace. Non conferma di avere incrociato Giuseppe. E non lo nega.

Il cugino Filippo testimonia delle confidenze fattegli da Flavia. Marina conferma.

Giuseppe nega di aver percorso il bivio Sitica.

Forse è qui che si forma la decisione dei giudici. Perché Flavia avrebbe dovuto raccontare a Filippo di un incontro mai avvenuto? Paura? Omertà?

E perché, poi, non testimoniare di essersi sbagliata, o almeno di non essere sicura di avere riconosciuto Giuseppe? In fin dei conti era stato un incrociarsi di automobili, uno sguardo lanciato nell’abitacolo dell’altra macchina mentre l’attenzione deve concentrarsi sulla strada.

Con ogni probabilità, cosa Flavia vide, o non vide, davvero quella sera non lo sapremo mai.

Ma quella confidenza, o anche sola impressione, o falsa percezione, riferita da Filippo all’amico carabiniere e, poi, al sindaco Marchì, deve avere avuto un peso elevatissimo nel formare il convincimento dei giudici su ciò che avvenne quella sera maledetta. In fin dei conti che motivo avrebbe avuto Filippo di inventare una confidenza tanto gravosa e di fargli sentire la responsabilità di riferirla?

Ma ritorniamo alla contabilità dei tempi di percorrenza nella quale si sono impegnati i giudici della Corte d’Assise.

Un’ora di tempo, quindi, dalla quale vanno detratti i minuti necessari per gli spostamenti. I periti li hanno misurati e hanno rilasciato testimonianze in merito. Sono 24 minuti complessivi.

Ne restano 36. In questi 36 minuti dovrebbero essersi consumati gli abusi e le violenze sui ragazzini nella stalla, e al contempo si scattavano le foto.

Poi Giuseppe avrebbe condotto via Francesco, decidendo di ucciderlo.

Ancora Giuseppe avrebbe ucciso Francesco in contrada Bessima, mentre il ragazzino tentava di difendersi e parare i colpi. Non limitiamoci a una descrizione asettica. Proviamo a immaginare la scena. Ricordiamo i traumi da difesa, le fratture alle dita, la sequela selvaggia dei 19 colpi al capo, il sangue che schizza e probabilmente imbratta gli abiti dell’assassino.

Il corpo per terra è ormai inerte, forse Francesco è morto, forse è in agonia, comunque non oppone più alcuna resistenza, occorre toglierlo dalla strada perché potrebbe passare qualcuno.



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