Trovarsi a Berlino by Holly-Jane Rahlens

Trovarsi a Berlino by Holly-Jane Rahlens

autore:Holly-Jane Rahlens [Rahlens, Holly-Jane]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Gallucci
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


9

La cortina di ferro

Siamo seduti di fronte alla Cortina di ferro. È fatta di acciaio. Ed è decisamente concreta, non solo un’idea, un concetto, un confine intellettuale tra Est e Ovest come ci hanno insegnato a scuola. Potrei persino toccarla se attraversassi i binari in punta di piedi come quel topo che vedo laggiù.

«Guarda!» dico, dando una gomitata a Mick. «Un topo».

Sembra impossibile che il governo della Germania Est abbia davvero costruito una cortina di ferro nel bel mezzo di una stazione ferroviaria. La barriera risulta quasi più perversa del Muro in sé. C’è il lato Sud della stazione di Friedrichstrasse, quello da cui sono arrivata più di un’ora fa, e poi c’è questo lato, quello Nord, dove la S-Bahn di Berlino Est comincia e finisce. Proprio qui, per anni, i berlinesi dell’Est si sono seduti ad aspettare il treno per tornare a casa da scuola, dal lavoro o dalle compere in città, e da qui potevano sentire benissimo gli annunci dei treni in arrivo o in partenza per Berlino Ovest. Sono allibita dalla schiacciante presenza fisica di quella barriera, che indica una totale mancanza di libertà.

«Come facevate a sopportarlo? Come facevate a vivere con questa… questa…» Non riesco a trovare la parola adatta per descrivere questa… questa… «Mostruosità» dico alla fine.

«Io non ci sono mai stato qui» risponde Mick. «Non ho mai dovuto guardarla. O meglio, solo una volta. Quando ero piccolo. Ma non ricordo tutti i dettagli. Ero con mia madre. Lei aveva conosciuto un tizio al lavoro. Bjørn. Uno svedese che era stato qui un paio di settimane per occuparsi di un progetto. L’abbiamo accompagnato alla stazione a prendere il treno per tornare a Stoccolma. Ci siamo salutati all’edificio delle partenze, poi io e mia madre siamo venuti a sederci qui, proprio qui, dove siamo seduti adesso, e per un bel po’ di tempo siamo rimasti ad ascoltare i treni dall’altra parte. Li sentivamo arrivare e partire. E mi ricordo che a un certo punto lei ha detto: “Eccolo. È il suo treno. Il treno per Sassnitz. Per la Svezia”».

Do un morso al Ketwurst. La salsa è acquosa e la salsiccia fredda e spugnosa. Ma è sempre cibo. O almeno spero che lo sia.

Davanti a noi arriva un treno proveniente da Alexanderplatz, che nasconde in parte la Cortina di ferro. I passeggeri scendono e ci superano a passo svelto.

«Friedrichstrasse» annuncia una voce all’altoparlante. «Ultima fermata. Il treno in arrivo riparte per Strausberg Nord via Alexanderplatz, Berlino Centrale, Ostkreuz e Lichtenberg».

Proprio dietro di noi, al binario più a Nord della stazione, la gente sale sul treno per Königs Wusterhausen via Alexanderplatz. Sta per partire. Ma noi non abbiamo fretta.

«Ehi!» Mick indica della salsa rossa che mi è caduta dal panino e mi è finita su un anfibio. Bene: meno salsa ho da ingurgitare, meglio è.

«Sai da dove viene il nome Ketwurst?» mi chiede.

«Scommetto che stai per dirmelo»

«Da ketchup e wurst, salsiccia. Ketwurst»

«Ah!» dico, e mi infilo in bocca il resto della salsiccia. Cerco un fazzoletto in tasca, invece trovo i biglietti del treno obliterati da Mick.



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