Un paese senza eroi by Stefano Jossa

Un paese senza eroi by Stefano Jossa

autore:Stefano Jossa [Jossa, S.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Storia e Società
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2013-03-14T23:00:00+00:00


2. L’eroe, questo imbecille

Se è vero che, sul piano storico, «nel corso dell’Ottocento, lentamente, gli eroi, da uomini che combattono una guerra partigiana, si trasformano in uomini d’ordine»315, è altrettanto vero che Fogazzaro chiede al suo eroe di restare al di fuori delle istituzioni, in una prospettiva romantica che valorizza ancora una volta l’aspetto anti-istituzionale dell’eroe anziché la sua omologazione ai valori della politica dominante. L’eroe, dal punto di vista di Fogazzaro, non potrà essere il Garibaldi neutralizzato da gran parte della retorica post-risorgimentale e unitaria, eroe democratico anziché individuale316, né i vari eroi bellici della propaganda letteraria, tra Carducci, Pascoli e D’Annunzio, ma dovrà essere l’ultimo strenuo antagonista della società contemporanea, portatore di valori alternativi che inevitabilmente lo destinano all’isolamento e alla sconfitta.

Sono tuttavia proprio l’isolamento e la sconfitta a costituire la sua forza, nel rifiuto di ogni compromesso e nella testimonianza di valori più alti. Di qui l’eroismo esplicito ed esibito di Daniele, che non esita a proclamarsi seguace dell’eroe carlyliano che determina il corso della storia per volere divino: ostile al metodo elettorale democratico, che impone «per entrare con forza nella vita pubblica» di «strisciare sotto una porta così bassa: il patriottismo e la sapienza politica degli elettori», Daniele si propone come superiore ai suoi stessi compagni, deciso a «concorrere per titoli e non per esame, ecco», fino a esplicitare, in una lettera a Elena poi diffusa dai suoi avversari politici per screditarlo come clericale, l’idea che, una volta fondato il partito cattolico giusto, «allora, anzi prima di allora, si troverà l’eroe, come direbbe il tuo Carlyle, per condurlo; dietro al quale eroe, o nelle prime o nelle ultime file, ci sarà pure, se vivo, il tuo daniele cortis»317.

In quanto seguace dell’eroe, Daniele è eroe egli stesso, con quel meccanismo di contagio eroico che D.H. Lawrence riassumeva nella sentenza «Give homage and allegiance to a hero, and you become yourself heroic, it is the law of men»318. Daniele sarà quell’eroe politico che Jacopo non aveva potuto essere: tutto preso da un ideale che nella storia è a venire anziché in atto, la sua funzione sarà quella di indicare la strada verso un mondo migliore anziché combattere per realizzarlo. Sarà, cioè, una funzione testimoniale piuttosto che militante: di qui il suo fascino, ma anche la sua debolezza, perché, ponendosi a un livello più alto rispetto al conflitto sociale, Daniele finisce con ignorare ogni istanza politica reale nel nome di un ideale astratto e metafisico.

Il risultato è l’ironia che all’eroismo rappresentato da lui ed Elena contrappone sistematicamente il marito di lei, il barone di Santa Giulia, l’antieroe del romanzo. Nel capitolo XVIII, confrontandosi con l’idealismo della moglie, che vive la sua fedeltà come sacrificio di sé all’ideale matrimoniale, il marito equipara eroismo e ipocrisia come due facce della stessa medaglia: «‘Oh, non c’è bisogno di tanti eroismi’ disse il barone sogghignando», di fronte alle promesse di Elena di essergli fedele e stargli accanto in ogni difficoltà, nella convinzione che la soluzione ai suoi problemi fosse stata architettata proprio da



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