Vagabondi nel Mani (Italian Edition) by Ambrogio Borsani

autore:Ambrogio Borsani [Borsani, Ambrogio]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Neri Pozza
pubblicato: 2024-07-11T22:00:00+00:00

Nei momenti di nostalgia Nifakis avrà certamente rimpianto la sua terra, meno i loro abitanti. Secondo le fonti più diffuse morì nel 1818 a Kalamata senza nemmeno la soddisfazione di vedere pubblicato il suo poema, senza sapere che i suoi conterranei erano sì banditi, ladri, pirati, ubriaconi, attaccabrighe, vendicativi, però erano anche valorosi guerrieri, patrioti indomiti capaci di organizzare un esercito e insorgere per primi, di dar vita alla rivolta che avrebbe liberato la Grecia dai turchi dopo secoli di occupazione. Le ricerche del professor Galaris invece dimostrano che Nifakis non morì in esilio, tornò a Milea nel 1825 dove si spense nel 1827. Fece quindi in tempo ad assistere alle truppe maniote di Mavromichalis che liberavano Kalamata mentre la Grecia intera insorgeva cacciando i turchi.

In ogni caso morì inedito. E il caso volle che il primo a pubblicare qualcosa di suo fosse un viaggiatore inglese dell’Ottocento, William Martin Leake, che aveva girato la Grecia del nord e la Morea. Nel 1830 Leake inserì una parte del poema di Nifakis all’interno del suo libro Travels in the Morea: «Ho citato nelle pagine precedenti una descrizione poetica del Mani. Il manoscritto da cui ho attinto l’ho trovato presso un ecclesiastico discendente di una famiglia vescovile di Mistrà al quale io stavo chiedendo informazioni sulla storia del Mani. Lui mi ha dato una copia del manoscritto. Sembra sia stato scritto da un didaskalos (διδάσκαλος) e residente in qualche parte del Mani, probabilmente alla corte di Tzanet Bey e apparentemente non molto celebrato».

Leake riporta ampi brani in greco del poema, che a quell’epoca girava ancora sotto forma di manoscritto, e cita l’autore come didaskalos, che può essere interpretato come maestro, insegnante.

«Il poema è composto da 314 versi, più di un terzo dei quali è un catalogo poetico dei 117 villaggi, intervallato da alcuni versi descrittivi. Dopo una breve presentazione del monte Taigeton, chiamato dai moderni Makrynon, nel quale si rifugiarono quegli sfortunati Spartani, ora chiamati Maniates, per salvare la vita e la libertà, il poeta procede enumerando in versi i nomi di tutti i 117 villaggi organizzati sotto le loro tre divisioni e i distretti subordinati».

Altri occhi avevano visto il Mani ai tempi di Nifakis. John Bacon Sawrey Morritt, studioso di antichità, politico e grande viaggiatore, nel suo libro composto di lettere ai famigliari, aveva dato un quadro del Mani più sereno di Nifakis, in certi punti quasi idilliaco. Girando per i villaggi poteva capitare che a un ballo popolare, tra musiche e giravolte, si sparassero colpi di pistola festosi e magari qualche sbadato venisse a trovarsi sulla traiettoria di un proiettile per aver corteggiato una donna. Ma, oltre alle scene da Far West, Morritt rileva anche gli aspetti industriosi di quel popolo selvaggio, guerriero e ribelle. E paragona la loro terra addirittura alla Svizzera: «Hanno sfruttato pienamente la natura in modo che non va perduto un piede di terra. Il Mani mi ha ricordato la Svizzera; qui tutto dimostra che il grano e il vino nascono non per un padrone assente. Le

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