Yugo by Marco Dolcinelli

Yugo by Marco Dolcinelli

autore:Marco Dolcinelli [Dolcinelli, Marco]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9798678432087
Google: Vh7-zQEACAAJ
pubblicato: 2020-10-05T10:20:28+00:00


Il grosso cancello rosso mattone si trovava tra due lunghi tratti di muro dietro ai quali spuntava il tetto di una casa. Quel pezzo di marciapiede era completamente esposto alla luce del sole. Roberto sentì una goccia di sudore scendergli lungo la schiena e maledisse la decisione che aveva preso. La sera prima, dopo più di due birre e quasi mezzo chilo di salatini, quella gli era sembrata un'idea straordinaria. Andare a Belgrado per fermare Matteo, con una macchina prestata da un amico di Anita mai visto prima, portandosi dietro anche lei. Sembrava perfetto. Sotto quel sole iniziò ad avere qualche dubbio.

Il cancello iniziò ad aprirsi facendo un gran baccano. Si sentì una voce proveniente dall'interno che imprecava e brontolava in serbo.

Davanti ai ragazzi apparve la figura di un uomo non più giovanissimo, ma ancora in forma. Aveva una folta chioma scura con una riga laterale e qualche ciocca grigia sulle tempie. Portava dei vecchi occhiali con una montatura dorata. Il volto era liscio e rasato. Indossava dei pantaloni di velluto bordeaux nei quali era infilata una polo di cotone gialla. Se lo avessero preso e messo in un film degli anni '70, nessuno avrebbe notato nulla di strano.

Roberto si rese conto di conoscerlo. Era la persona con cui aveva visto Anita dalla finestra dell'albergo qualche giorno prima.

«Plavica! Vieni qui, fatti abbracciare» esordì contento non appena vide la ragazza.

«Ciao Stevan!» rispose lei andandogli incontro. «Come stai?»

Roberto rimase sorpreso di sentirlo parlare in italiano, ma rimase distante e non disse nulla.

«Dobro sam» rispose l'altro. «Sto bene, sto bene. L'età avanza, ma resisto.»

«Smettila! Parli come se fossi un vecchio.»

«Ti sembro giovane?»

Scoppiarono entrambi a ridere. Solo in quel momento, Roberto decise di fare un passo avanti.

«Salve» disse allungando una mano.

Stevan si sistemò gli occhiali con un dito e ricambiò il saluto.

«Ciao. Tu devi essere l'amico a cui serve la macchina» commentò.

«Sì, è lui» intervenne Alice.

«Dai, venite dentro.»



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