a-la-mia-storia by Sconosciuto

a-la-mia-storia by Sconosciuto

autore:Sconosciuto [Sconosciuto]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2019-10-02T16:00:00+00:00


20.

Come la musica, la letteratura può tirarci fuori dall’ordine quotidiano e restituirci alla nostra vera umanità. Alla percezione di cosa significhi esistere. All’essenza dell’essere.

Scosta la tastiera, corre in bagno a cercare un cerotto e lo mette sopra la nocca che sanguina. Altre due sono tutte arrossate, ma non c’è sangue, per cui le lascia così.

Si fa distrarre dal proprio riflesso nello specchio sopra il lavabo. Qualcosa è cambiato in lui. Non sa dire cosa, ma lo mette di malumore. È un uomo forte e dal carattere risoluto, come si può sempre notare dai capelli folti pettinati all’indietro, dai tratti un po’ appesantiti ma ancora decisi e dallo sguardo limpido e azzurro che molti, lo sa bene, definiscono impietoso.

Torna alla scrivania e con un fazzoletto di carta asciuga le macchie di sangue sul cuoio verde. Poi va a guardarsi un’altra volta allo specchio.

Il suo sguardo è cambiato. Come se fosse stato tolto un filtro e lui potesse guardarsi dentro senza ostacoli. Si osserva con lo sguardo di Petra Vinter, poi si gira di scatto e torna a passi fermi nel suo ufficio.

Si rimette calze e scarpe, annoda i lacci con cura. Srotola le maniche della camicia e abbottona i polsini.

L’arte che ha il potere di far questo non può essere etica in sé, continua a scrivere. Sarebbe vanità, ed è precisamente la vanità che crea l’abisso in noi, il desiderio di essere...

Ha conosciuto molte donne. Belle donne. Le ha conosciute molto bene. È la vita. Sua moglie è una professionista della politica. La pelle di Lula era morbida come la pancia di un gattino. Non si è mai fatto coinvolgere. La passione è idiozia. Un’ottima professionista della politica, lui lo dice sempre. È sposato con il nome giusto. Lei è il potere, lui l’intelletto. È terribilmente banale. Semplifica la vita. Soprattutto all’inizio. Non si è mai fatto coinvolgere. La pelle di Lula era morbida come la pancia di un criceto. Non doveva farsi coinvolgere neanche lei. Gli amici giusti ovunque.

Ci sono cose a cui bisogna restare fedeli.

Ventitré.

C’è qualcosa in quel numero che continua a disturbarlo. Prende il manoscritto del giovane autore e lo apre a tre quarti.

Ci si metterebbe a contare di quanti uomini è composto un gruppo di aggressori?

Dev’essere verso la fine. Legge una frase, una pagina, sta per richiudere il manoscritto. Di solito queste cose non lo disturbano, ma a un tratto non sopporta più le parole. È come se mancasse qualcosa. Come degli abiti senza nessuno dentro. Si sforza di continuare la lettura, ma i pensieri scivolano di continuo fuori dalle frasi.

A un tratto è come se qualcosa non andasse in quel manoscritto. Si capisce che la storia è copiata, l’idea. L’autore lotta per uscire. Si sente. Anche la lingua è copiata. Non da Petra Vinter, ma dal linguaggio giornalistico corrente. Una copia di una copia di una copia.

I recensori lo ameranno.

Sorride.

La riconoscibilità.

Le copie amano le copie.

Afferra il posacenere sull’angolo della scrivania, lo solleva in alto e prende la mira sulla parete opposta. Che ne sarà mai stato di Lula? Pesa, è di vetro spesso, del 1870.



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