Africa contesa by Enzo Nucci

Africa contesa by Enzo Nucci

autore:Enzo Nucci [Nucci, Enzo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Infinito edizioni


​L’assalto russo alle risorse naturali del continente

Il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin ha riannodato pazientemente a partire dal suo secondo mandato presidenziale i fili già intessuti in epoca sovietica grazie a salde relazioni con Paesi africani ideologicamente contigui e al sostegno ai partiti comunisti locali, senza esitazioni nel fiancheggiamento dei numerosi gruppi impegnati nei conflitti civili (Angola, Mozambico, Repubblica Democratica del Congo e altri) con l’invio di armi, munizioni, consiglieri e addestratori. Dopo la fase della decolonizzazione, l’Unione Sovietica fu tra gli attori principali nella formazione della mappa geopolitica del continente. Una strategia variegata e composita fatta di diplomazia, economia e supporto militare per radicare la presenza dell’Urss.

Dopo i burrascosi e incerti anni seguiti alla caduta dell’impero sovietico, avvenuta ufficialmente nel 1991 dopo un lento processo di disgregazione, Mosca ha rinverdito l’antica strategia sottraendo (oppure occupando) spazi e consensi ai Paesi europei e atlantici che nella seconda metà degli anni Duemila iniziarono un graduale ritiro dal continente. Mali, Burkina Faso e Niger sono gli ultimi e lampanti esempi di come la Russia sia riuscita a sostituirsi alle potenze occidentali, facendo leva su regimi autoritari avversi all’ex potenza coloniale.

Mosca è anche intervenuta appoggiando militarmente le fazioni in lotta nei conflitti civili. Come in Sudan, dove nel 2017 la compagnia Wagner dapprima contribuì a puntellare il dittatore Omar al-Bashir (al potere dal 1989) per poi sottrargli il sostegno e appoggiare i ribelli delle Rapid Support Forces (Rsf) del generale Dagalo, incassando in cambio la promessa della strategica base navale militare di Port Sudan.

Nel 2019 il supporto alla politica espansionistica del generale Khalifa Haftar dell’Esercito Nazionale Libico (Lna) verso la Tripolitania ha riacceso le mire russe sulle strategiche infrastrutture aeree e navali della Cirenaica. Dal 2020 il porto di Tobruk e l’aeroporto di Benina (20 chilometri a est di Bengasi, già utilizzato dai mercenari della Wagner) costituiscono i posti d’elezione per lanciare la sfida finalizzata al controllo del Mediterraneo. Qui la Russia punta a dare un “fratello” nel Mare Nostrum al complesso del porto di Tartus e dell’aeroporto di Hmeimim, già sotto il suo controllo e rivelatisi decisivi nelle operazioni militari di Mosca in Siria. La “saldatura” militare di questi due plessi che collegano Siria e Libia è vista come una seria minaccia da Europa e Stati Uniti. Per Jonathan Winer, ex inviato speciale degli Stati Uniti in Libia, “se Mosca ottiene dei porti in Libia ha la possibilità di spiare l’intera Unione Europea”. Un’eventualità che alimenta l’inquietudine della Casa Bianca tanto da valutare interventi più incisivi nella regione per mettere in sicurezza il fianco meridionale dell’alleanza Nato. Del resto, l’interesse militare russo su quest’area ha origini antiche. Durante la guerra fredda, i sovietici disponevano infatti di scali in Algeria e a Bengasi mentre la Libia di Gheddafi era un punto di riferimento strategico nel Mediterraneo.

La scomparsa di Evgenij Prighozhin, fondatore della Wagner, non ha cambiato i programmi della casa madre. Nel dicembre 2023, il viceministro russo della difesa Junus Bamatgireevic Evkurov, cervello della nuova compagnia, ribattezzata Africa Corps, ha incontrato esponenti



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