Africa. Reportages by Pietro Veronese

Africa. Reportages by Pietro Veronese

autore:Pietro Veronese [Veronese, Pietro]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Laterza
pubblicato: 2001-01-01T23:00:00+00:00


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La guerra è passata di qui

Gisenyi, Ruanda - Goma, Zaire, novembre 1996

Goma, la capitale dei profughi, è deserta e immobile. Attraverso la bruma giunge soltanto il rumore della fucileria, che tace ogni tanto, poi sempre riprende e torna a smorzarsi sulla superficie appena increspata del lago Kivu. A intervalli, i colpi dei mortai, l'esplosione delle granate. La città è contesa. Qualcuno combatte ancora, ma ormai solo per le sue mura vuote. Restano a Goma soltanto le ville abbandonate dei ricchi, le seconde case sepolte tra i banani, in riva al lago; la popolazione locale rintanata nelle cantine; e uomini in armi. Poco più di un'ora fa, in un convoglio bianco di jeep e di auto, tutto il personale umanitario delle Nazioni Unite e delle organizzazioni umanitarie è stato evacuato di qua dalla frontiera, in Ruanda. Il popolo dei profughi, da tutti abbandonato, è in cammino nella direzione opposta.

Sono un milione. Un milione di condannati a morte. Marciano verso una fine sicura, per sete, per fame e sfinimento. Per una raffica di mitragliatore, se sono fortunati. Non c'è più una mano tesa verso di loro. Non una ciotola d'acqua, non un pugno di riso. Le strade sono impercorribili da tempo. Il ponte aereo dall'Uganda non è mai decollato, perché le piste d'atterraggio sono il primo obiettivo dei combattimenti. I magazzini si sono svuotati, le scorte esaurite.

Incalzati dalla paura e dalla fame i rifugiati si sono messi per via a ondate successive, polvere d'umanità sospinta a nord da un vento di tempesta. Da Uvira e da Bukavu, per giorni, su su fino all'ultimo campo, il più a nord: Mugunga, che dista da Goma solo pochi chilometri. Qui i loro ranghi si sono ingrossati a dismisura, in un accampamento informe, disperato, ingovernabile. Insieme a loro altre colonne si sono mosse da est, dai campi di Katale e di Kahinda, investiti dalle granate. Quest'ultima onda ha travolto ogni residua possibilità di sopravvivenza. E mentre Mugunga esplodeva, crescendo al ritmo di 100 mila bocche al giorno, a Goma si è cominciato a sparare. Il personale dell'Onu non ha più potuto muoversi, anche se ha continuato a sperare che tutto questo sarebbe finito da un momento all'altro. Non ha più potuto portare cibo, soltanto parole, trasmesse dalla radio che fino all'ultimo, fino a ieri mattina, ha tenuto quelli di Goma in contatto con i campi sparsi tutt'intorno.

Così Panos Moumtzis, greco, portavoce dell'Alto commissariato Onu per i rifugiati, mi ha raccontato a Gisenyi, al sicuro, le ultime ore prima dell'evacuazione di Goma. «La battaglia ci impediva di uscire e la maggior parte del tempo stavamo alla radio, a parlare con quelli di Kahinda. Cercavamo di calmarli. Di tirarli su. Di far sì che non cedessero al panico. Ma hanno capito benissimo che noi non potevamo più fare nulla. Che non avevano più nessuno. E alla fine il panico ha vinto.» Allora sono partiti verso occidente, affondando sempre più nell'interno dello Zaire, un paese in preda all'anarchia e a un esercito in decomposizione, che nulla vuole meno di questa orda di cavallette umane.



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