Alpi segrete Storie di uomini e di montagne (Italian Edition) by Ferrari Marco Albino

Alpi segrete Storie di uomini e di montagne (Italian Edition) by Ferrari Marco Albino

autore:Ferrari, Marco Albino [Ferrari, Marco Albino]
La lingua: eng
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Le oasi e le isole della Valle dei Mòcheni

La Valle dei Mòcheni

Se si vuole approdare su una delle «isole» più nascoste e marginali delle Alpi italiane, per vedere il massimo esempio di «Alpi segrete», ci si immette, da Trento, sulla strada statale «della Valsugana». Arrivati a Pergine, si svolta a sinistra per entrare nella valle che porta alle estreme propaggini occidentali del massiccio del Lagorai. La strada sale per circa quindici chilometri, e arriva ai 1350 metri dell’abitato di Palù del Fèrsina. Da qui, avendo tempo ed energie, ci si può spingere a piedi fino al Passo Rolle, in Dolomiti, lungo un trekking che in circa una settimana attraversa zone disabitate dove è molto facile perdersi e dove c’è la possibilità (non sempre gradita) di non incontrare nessuno per giorni interi.

La catena del Lagorai è costituita da una roccia particolare, durissima, compatta, di colore violaceo che può dar vita, in condizioni di luce favorevoli, a uno speciale scintillio argentato. La roccia in questione è il vulcanico porfido, proprio quello usato sotto forma di cubetti per pavimentare le città. I geologi la chiamano «roccia metamorfica di origine eruttiva», o più tecnicamente «scisti costituiti da lave andesitiche, dacitiche, e riolitiche». Sono lave molto dense che al momento dell’eruzione, proprio per via della bassa fluidità, non si allontanarono dalla bocca vulcanica ma si addensarono tutt’intorno con spasmi eruttivi che diedero vita a vasti gradoni, che andarono a loro volta a formare le pendici della montagna. Tutto ciò avveniva 270 milioni di anni fa, e oggi l’occhio capace può leggere gli esiti inequivocabili di quell’orogenesi catastrofica.

Ampie vallate salgono a balzi posti in successione, che si alternano ad ampi pascoli orizzontali dove in genere si accentra la macchia blu scura di uno o più laghetti. Salendo progressivamente questi gradoni, passando cioè da altopiano ad altopiano, si arriva alla linea sommitale da cui emergono, come fossero espulse dal sottosuolo, piramidi rocciose di forma tozza con pareti solcate da diedri e fessure verticali. Nelle giornate di sole la luce su pianori tanto aperti si fa violenta, con il riverbero dei laghi e il viola della pietra che si alterna alle gradazioni verdi del mondo vegetale.

Palù, dicevo, si trova sull’estremità occidentale di questa catena, in cima a un’ampia valle che alterna foreste a radure dissodate nei secoli dalle antiche popolazioni stanziali. Il suo nome più corretto dal punto di vista geografico è «Valle del Fèrsina», dal torrente che la percorre e che va a gettarsi nell’Adige. Ma è molto più nota come «Valle dei Mòcheni», la valle, cioè, di una comunità linguistica germanofona – i mòcheni, chiamati anche bersntolar – di origine medievale. Intorno al Trecento alcune avventurose famiglie di coloni provenienti dalla Germania si insediarono in questa parte di Alpi e rimasero isolate per secoli. Fu così possibile mantenere quasi inalterate lingua e cultura delle origini, formando una sorta di piccola patria autonoma. Aggirandosi da queste parti e osservando attentamente il paesaggio, si potrà constatare che molte cose quassù contrastano con le vallate vicine. Siamo in una valle di cultura germanica, e non più neolatina, come il resto del Trentino.



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