Amici per paura by Ferruccio Parazzoli

Amici per paura by Ferruccio Parazzoli

autore:Ferruccio Parazzoli [Parazzoli, Ferruccio]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Narrativa, Generica
ISBN: 9788893900027
Google: P-xQMQAACAAJ
editore: SEM
pubblicato: 2017-02-14T23:00:00+00:00


12

Era la seconda settimana di ottobre, ma le scuole non erano ancora iniziate. I giorni erano poveri e tra le vecchie pareti della grande cucina e della camera da letto cominciava a sentirsi, verso sera, il pizzico dei primi freddi di stagione. Grazie a don Elio, la mamma si era procurata dalla signora Paci, una vecchia parrocchiana di San Giorgio che aveva chiuso casa per andare a vivere con la sorella, una ingombrante stufa elettrica con le serpentine che diventano rosse dietro la grata ma che se ci accosti un ritaglio di carta prende fuoco. In cucina, per il momento, i fornelli accesi davano l’illusione del calore, bastava accostare le mani all’imboccatura della carbonella per sentire scaldare la pelle, ma quando fosse venuto l’inverno e fuori il gelo del vento o della neve, sarebbe stata quella una delle cause dei dolorosi geloni che fanno sanguinare le dita.

Era obbligo per tutti, in tempo di guerra, risparmiare sull’energia elettrica e poi c’erano i costi, così che nella camera la stufa elettrica sarebbe stata accesa soltanto mezz’ora prima di infilarsi nel letto.

Fu in una di quelle sere buie e piovose, quando don Elio aveva già spento la galena e la mamma e i bambini si preparavano a ritirarsi in camera, che si sentì bussare ripetutamente al portoncino della canonica. Mai nessuno si faceva vivo a quell’ora di coprifuoco.

«Ritiratevi in camera. Vado a vedere, guarderò prima dallo spioncino» disse don Elio e scese le scale illuminate dall’unica lampadina. Bussavano, chi era fuori sembrava avere fretta.

«Chi è?» chiese don Elio. Qualcuno rispose. Si sentì armeggiare don Elio con il chiavistello e aprire la porta. «Signora, c’è suo marito!»

La mamma corse fuori sul pianerottolo, ma dalla cima delle scale non si vedeva nulla, solo l’ombra nera di don Elio e un’altra altrettanto nera.

«Sono io, bambini, sono io!» Era la voce di papà ma ora, che era già sull’ultima rampa, non sembrava lui. Accanto a don Elio c’era un altro prete con una lunga veste nera. La mamma gli corse incontro e l’abbracciò, anche se era vestito da prete. Cristina si mise a piangere e Francesco, non osando andare incontro a quel suo nuovo papà, non si mosse di un passo.

«Ragazzi, non ci badate, sono io. Adesso mi tolgo questa veste e vedrete che sono proprio io. Mi perdoni, don Elio, questa improvvisata e questo disturbo. Domani, se permette, le spiegherò. Dovrò anche chiederle una cosa molto importante. Ora sono stanco, sono due giorni che viaggio così vestito.»

Quella notte Francesco non riuscì a chiudere occhio per lungo tempo, finché non si persuase che quell’uomo che russava vicino alla mamma era davvero il suo papà di Roma.

Il giorno dopo papà spiegò che, chiuso il Ministero, per sfuggire alle retate tedesche si era rifugiato nell’Istituto salesiano sull’Appia Antica dove aveva dei preti amici come ex allievo. I primi giorni dell’occupazione tedesca, i più pericolosi, li aveva trascorsi insieme a ufficiali del dissolto esercito e a civili ebrei nel secondo piano delle catacombe di San Callisto, dove un cunicolo secondario era stato isolato con un muro posticcio oltre cui non poteva arrivare neppure il fiuto dei cani.



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